A Stromboli è l'inferno. Esplode il vulcano: un morto e turisti in fuga

Fumo alto 3 chilometri e roghi. Vittima un escursionista. "Evento tra i più forti di sempre"

A Stromboli è l'inferno. Esplode il vulcano: un morto e turisti in fuga

Un boato, poi dopo trenta secondi un altro. E dopo qualche minuto ecco una colonna di fumo piantato come con un chiodo contro il cielo. Quindi una pioggia di fuoco a trasformare il paradiso in inferno.

Paura. E anche morte.

È stato un pomeriggio sconvolgente per Stromboli, l'isola vulcanica più settentrionale e più orientale delle Lipari. Due esplosioni ravvicinate hanno fatto tremare alle 16,46 l'isola, dall'area centromeridionale della terrazza craterica posta a circa 800 metri sul livello del mare. Gli esperti dell'Ingv, l'istituto di geologia e vulcanologia, lo chiamano «parossismo» e giurano che di questa intensità ce ne sono pochi per ogni secolo, cinque o sei. Da trent'anni non se ne verificava uno così forte. L'evento è stato preceduto da trabocchi lavici da tutte le bocche attive del vulcano, ciò che accade solo nelle esplosioni più energetiche.

L'isola, affollata di villeggianti ed escursionisti, è diventata una zattera nera e fumosa da cui tutti volevano fuggire. Molti sono riusciti ad andarsene grazie a imbarcazioni private, ma l'impresa non è riuscita a due escursionisti che si trovavano sul versante dell'eruzione: uno, Massimo Imbesi, di Milazzo, è morto e l'amico, di orgine brasiliana, è illeso. Feriti anche due escursionisti colpiti dalle pietre laviche scagliate dall'esplosione. Tutti si trovavano sul sentiero di Punta dei Corvi, nei pressi di Ginostra.

L'esplosione ha provocato una scenografia spaventosa. In cielo si è levata una colonna di fumo alta quasi tre chilometri e visibile da grande distanza. Lapilli e frammenti di lava sono stati sparati lontani e sono ricaduti anche molto lontano dall'area del cratere. Diversi incendi sono scoppiati nei canneti, soprattutto nei dintorni della frazione di Ginostra. Due Canadair si sono levati da Salerno e da Catania e hanno raggiunto l'isola dove si sono dati da fare a spegnere le fiamme. Un elicottero si è levato per soccorrere gli escursionisti segnalati in maggiore difficoltà, combattendo contro il tempo e contro il fumo nero e fitto. Due navi, una delle quali militare, hanno stazionato a lungo davanti all'isola per eventuali evacacuini. Personale della protezione civile è stato imbarcato su una motovedetta della Guardia costiera e ha raggiunto l'isola per partecipare alle operazioni di soccorso. Il sindaco Giorgianni ha cercato di rassicurare tutti («la situazione è sotto controllo, non è giustificato alcun allarmismo») ma la notizia dell'escursionista morto ha fatto piombare tutti in un'atmosfera di sconforto.

Il senso di angoscia biblica è stata resa da don Giovanni Longo, parroco delle chiese di Stromboli e Ginostra: «Sembrava di stare all'inferno per la pioggia di fuoco che veniva dal cielo. Una parrocchiana era in lacrime, spaventatissima. So che molta gente sta scappando, in fretta e furia stanno tutti facendo le valigie». Alla fine sono settanta i turisti evacuati, tutti terrorizzati. Inizialmente a rendere difficile capire chi avesse bisogno di aiuto il fatto che molti escursionisti - tra i quali la vittima - si avventurano per conto loro arrampicandosi sul versante sabbioso del vulcano, senza fare ricorso a guide o accompagnatori ufficiali e quindi sfuggendo a una sorta di censimento.

La mente degli strombolesi residenti (circa quattrocento d'inverno, dei

quali una trentina a Ginostra) va al 30 dicembre 2002, quando un'esplosione simile a quella di ieri provocò uno tsunami in tutto il basso Tirreno. Gli esperti giurano che il rischio è minimo ma la paura resta lì a vibrare.

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