"Strumentalmente attaccato", Claudio Durigon si dimette da sottosegretario

Con una lunga missiva nella quale spiega le sue ragioni e si scusa con chi si è sentito offeso, Claudio Durigon ha rassegnato le sue dimissioni

"Strumentalmente attaccato", Claudio Durigon si dimette da sottosegretario

Con una lettera, il sottosegretario della Lega all'Economia, Claudio Durigon, ha annunciato le sue dimissioni dopo la polemica sulla toponomastica sul parco comunale di Latina. "Un processo di comunicazione si valuta non in base alle intenzioni di chi comunica, ma al risultato ottenuto su chi riceve il messaggio", ha scritto Durigon, che poi prosegue: "Pur in assoluta buona fede, ho commesso degli errori. Di questo mi dispiaccio e, pronto a pagarne il prezzo, soprattutto mi scuso".

"Non mi riconosco nell'identità fascista"

Soprattutto, il dimissionario sottosegretario all'Economia, spiega: "Mi dispiace che mi sia stata attribuita un'identità 'fascista', nella quale non mi riconosco in alcun modo. Non sono, e non sono mai stato, fascista. E, più in generale, sono e sarò sempre contro ogni dittatura e ogni ideologia totalitaria, di destra o di sinistra". Durigon ha ribadito i suoi principi cristiani, ci ha tenuto a sottolineare come ci sia stata una lettura frettolosa delle sue parole e che queste "abbiano potuto portare qualcuno a insinuare che per me la lotta alla mafia non sia importante".

I valori della legalità, della lotta contro le organizzazioni criminali e della giustizia sono, per Claudio Durigon, dei valori assoluti nei quali credere profondamente, "per questo, anche se le mie intenzioni erano di segno opposto, mi scuso con quanti, vittime di mafia (o parenti di vittime di mafia), possono essere rimasti feriti dalle mie parole. O, per essere più precisi, da una certa interpretazione che è stata data alle mie parole. E sottolineo che le mie scuse in questo senso, in particolare alle famiglie Falcone e Borsellino, e a quelle degli agenti di scorta caduti insieme a loro, sono sentite e profonde (come sentita e profonda è, per me, la convinzione nel valore della legalità)".

Claudio Durigon punta il dito contro chi ha strumentalizzato le sue parole e si dice indignato verso chi "forzando il senso delle mie parole, mi abbia accusato di mancanza di rispetto e di ingratitudine nei confronti dei giudici Falcone e Borsellino". Il sottosegretario dimissionario li reputa "non solo due figure eroiche, ma anche dei modelli di etica, di civismo, di senso dello Stato". Anche per questo si dice "disgustato da alcuni media che mi hanno addirittura accostato ai clan rovistando nella spazzatura al solo scopo di infangarmi".

"Sono stato strumentalmente attaccato"

Quindi, nella sua lettera, il leghista spiega ancora una volta il senso delle sue parole, raccontando di come i suoi avi si sono spostati dal Veneto nel Lazio, in particolare a Latina, durante il periodo della bonifica dell'Agro Pontino, per secoli flagellato dalla malaria. "Il progetto di recupero e valorizzazione fu un'opera immensa: dal 1926 al 1937, per bonificare le paludi dell'Agro, furono impiegate ben 18.548.000 giornate-operaio, con il lavoro di circa cinquantamila operai, provenienti da tutto il Paese. Estirpata la malaria e recuperato il territorio, a seguire sorsero nuove città, di cui la prima fu, nel 1932, l'attuale Latina", ha sottolineato Durigon, ricordando anche le migrazioni degli anni Settanta, che hanno portato in quest'area del Lazio cittadini da ogni parte d'Italia.

Quindi, il sottosegretario dimissionario ribadisce che "nella mia mal formulata proposta, io avevo a cuore solo l'idea di ricordare questa storia così intensa e così particolare, e ancora oggi così sentita nella zona di cui sto parlando (anche se mi rendo conto che essa è difficile da comprendere, e soprattutto da 'sentire', per un qualsiasi cittadino italiano che non sia di quella zona)". Ma Durigon ci tiene a precisare che "non ho mai chiesto 'l'intitolazione del parco al fratello di Mussolini', come hanno riferito alcuni titoli di giornale, bensì semplicemente il ripristino del suo nome originario. Il nome 'Arnaldo Mussolini' venne infatti scelto dai coloni e per decenni è rimasto tale, nonostante il susseguirsi dei sindaci e delle giunte. E fa parte della memoria della città".

Nella lunga lettera ha specificato di non aver mai voluto accostare Arnaldo Mussolini ai giudici Falcone e Borsellino. "Sostenere il contrario, come è stato fatto sulle mie parole, è una forzatura bella e buona. Perciò, al di là dei miei errori di comunicazione (nella forma), nella sostanza sono stato strumentalmente attaccato per aver proposto di salvare la memoria storica di cui sopra", ha spiegato ancora Durigon. La conclusione della missiva è amara: "Tutto, in quelle terre, rimanda a una storia che invece un certo tipo di 'politicamente corretto' vorrebbe rimuovere per sempre. Così, ho dovuto constatare sulla mia pelle, con grande amarezza, che esistono professionisti della strumentalizzazione che hanno usato le mie parole per attribuirmi a tutti i costi un'etichetta che non mi appartiene, con l'unico fine di colpire me e il partito che rappresento".

"Durigon lascia per amore dell'Italia"

Dopo la pubblicazione della lettera è intervenuto Matteo Salvini: "Ringrazio Claudio non solo come politico ma soprattutto come uomo, amico, persona onesta, concreta, schietta e coraggiosa, che a differenza di altri lascia la poltrona per amore dell'Italia e della Lega, e per non rallentare il lavoro del governo, messo irresponsabilmente in difficoltà per colpa di polemiche quotidiane e strumentali da parte della sinistra". Il leader della Lega prosegue: "Contiamo che questo gesto di responsabilità e generosità induca a seria riflessione altri politici, al governo e non solo, che non si stanno dimostrando all'altezza del loro ruolo.

Conto su Claudio per la scrittura della nuova riforma delle pensioni, vicina a Quota 100 e lontana dalla Fornero, per la rottamazione di milioni di cartelle esattoriali, e per nuovi incarichi per aiutare la Lega a crescere ancora".

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