U no amava il calcio e sognava di fare il trombettista, l'altro aveva la passione per i viaggi e i videogiochi. C'erano anche due ragazzi di 15 e 17 anni sui treni che si sono scontrati tra Andria e Corato. Antonio Summo, 15enne, di Ruvo di Puglia, martedì mattina si è svegliato presto e ha raggiunto l'istituto tecnico che frequentava ad Andria per sostenere gli esami di riparazione. Aveva il mal di pancia. «Non andare», gli ha detto il padre. «Papà, devo recuperare due debiti formativi», gli ha risposto il ragazzo. Che è partito. Il professore ha concesso agli studenti di uscire prima: tanto sarebbero dovuti rientrare dopo per l'altra prova; e così Antonio, che studiava anche la tromba al Conservatorio, ha preso ancora una volta il treno, quello per rientrare a Ruvo di Puglia, e si è trovato per caso nei vagoni che si sono polverizzati nello scontro frontale. I familiari lo hanno cercato dappertutto: hanno provato negli ospedali di Andria, Barletta, Bisceglie, Terlizzi. Ma il suo nome non era sulla lista dei feriti. Poi è arrivata la telefonata dal Policlinico di Bari, dove è stata comunicata la tragica verità. «Fatemelo vedere», ha urlato il nonno, lui che quel giorno doveva andare a prenderlo alla stazione e aspettava una telefonata. Che non è mai arrivata mentre invece hanno cominciato a rincorrersi le prime tragiche notizie della strage. Erano tanti, i ragazzi a bordo di quei treni. Tra loro c'era anche Francesco Tedone, 19 anni, di Corato. Era tornato dal Giappone solo pochi giorni fa dopo un lungo periodo di studio: l'anno prossimo avrebbe frequentato la scuola ad Andria, dove era diretto per incontrare un insegnante.
Sul suo profilo Facebook aveva la bandiera della Francia: un modo per esprimere solidarietà dopo le stragi del terrorismo islamico. Francesco amava i videogiochi giapponesi e anche la letteratura, leggeva Tolkien ed era un ragazzo felice. Sui social affermava che era contento della sua vita. «Sennò farei qualcosa per cambiarla», scriveva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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