Ha chiesto scusa - pare da subito - alla sua vittima, ammettendo tutto quello che le aveva fatto passare e per cui era finito in carcere con l'accusa di violenza sessuale. L'ha risarcita con 30mila euro. Quindi ha intrapreso (proprio da giugno, ovvero immediatamente dopo il suo ingresso a San Vittore) un percorso terapeutico che mostrerebbe una ferma volontà a ravvedersi, a voler cambiare, una cura mirata insomma proprio al suo recupero grazie al sostegno psicologico sulla base di quanto previsto dalle norme contro la violenza sulle donne, il cosiddetto «Codice Rosso». Il gup Tiziana Gueli ha accettato così la richiesta di patteggiamento a due anni di carcere, pena sospesa, per Paolo Massari, 55enne ex giornalista Mediaset (dall'azienda e dall'Albo professionale è stato sospeso in via cautelativa) e ancor prima ex assessore all'Ambiente della giunta Moratti, ora tornato libero. La pena patteggiata «è adeguato al fatto concreto - ha spiegato il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella, responsabile del dipartimento fasce deboli - e anche al comportamento processuale corretto dell'imputato».
Ad accusarlo il 13 giugno era stata una sua ex compagna di liceo, una imprenditrice di 56 anni che quel sabato sera era fuggita da casa del giornalista, in via Nino Bixio (zona Porta Venezia) correndo in strada con gli abiti strappati e cercando aiuto.
«Gli avevo chiesto consigli per la mia attività in questa fase difficile, post contagio, siamo andati a bere un aperitivo, quindi abbiamo deciso di andare a cena insieme - raccontò la donna alla polizia, intervenuta sul posto, dopo il ricovero alla clinica Mangiagalli - Prima però mi ha invitata a portare il mio scooter nel suo box e una volta lì all'improvviso ha chiuso la saracinesca e mi ha aggredita e minacciata, ha approfittato di me.
Sono riuscita a scappare per miracolo».Dopo l'arresto del giornalista altre sette donne -che però, va precisato, non avevano mai sporto denuncia formale - hanno raccontato al pm milanese Alessia Menegazzo di essere state vittime di Massari.
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