Coronavirus

Su la maschera: obbligo in Lombardia

Il governo esita e la Regione si muove da sola: vietato uscire di casa a volto scoperto

Su la maschera: obbligo in Lombardia

Milano Sette giorni (almeno) con mascherine obbligatorie. In Lombardia, da oggi e fino a lunedì 13 aprile, chiunque esca da casa dovrà farlo coprendo naso e bocca. Lo ha stabilito la Regione con un'ordinanza firmata ieri dal governatore Attilio Fontana.

Presentano luci e ombre, i dati lombardi sul contagio. «Non abbiamo raggiunto ancora nessun obiettivo» ha detto ieri Fontana, mentre a Palazzo Lombardia compulsavano i dati del giorno osservando che «non siamo ancora in una fase in cui c'è una riduzione continua e significativa». Ecco dunque la necessità di un'ultima «spallata». In autonomia, rispetto a Roma.

A due settimane dalle misure del 21 marzo (poi replicate su scala nazionale dal governo) la Lombardia prova quindi a dare un altro giro di vite: «Ogni qualvolta ci si rechi fuori dall'abitazione - si legge nell'articolo 1 dell'ordinanza - vanno adottare tutte le misure precauzionali consentite e adeguate a proteggere sé stesso e gli altri dal contagio, utilizzando la mascherina o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, contestualmente a una puntuale disinfezione delle mani». «In ogni attività sociale esterna - prosegue il provvedimento - deve comunque essere mantenuta la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro».

Come due settimane fa, anche ieri è stato il vicepresidente Fabrizio Sala a uscire allo scoperto: «Stiamo discutendo con Roma - ha detto ieri in mattinata - affinché l'ordinanza nazionale possa inglobare anche la nostra. Se però alcuni punti su cui abbiamo discusso non saranno recepiti emetteremo la nostra ordinanza». Quattordici giorni dopo il primo braccio di ferro quindi, è emersa la stessa dinamica: una pressione inascoltata a Roma, e la decisione autonoma.

La nuova ordinanza di Fontana conferma le misure restrittive del 21, precisando i limiti vigenti sull'attività motoria e sulle uscite con animali domestici: entrambe le ipotesi sono ammesse solo nelle immediate vicinanze dell'abitazione (entro i 200 metri) e rispettando la distanza di un metro fra le persona. Ribadito anche l'obbligo di restare a casa in caso di febbre. Restano chiusi gli studi professionali e le attività alberghiere, vengono aperti solo due piccoli spiragli nel commercio al dettaglio: saranno ora consentite da un lato la vendita di articoli di cartoleria e forniture per ufficio (però solo all'interno dei centri commerciali) dall'altro la vendita di fiori e piante, ma esclusivamente con la modalità della consegna a domicilio.

Tutto il resto si vedrà, affidato alla speranza di tempi migliori. Nella Regione più colpita, la pressione sui reparti di terapia intensiva sta calando, eppure il Covid non è vinto. L'arrivo della primavera inoltre fa temere in un allentamento della tensione. Fondamentale quindi, per la giunta regionale, tenere ben saldi i paletti del distanziamento sociale, anche a prescindere dalle indicazioni nazionali sulla trasmissione aerea del virus. La Protezione civile nazionale ha accolto con freddezza l'ordinanza lombarda. «Io non uso la mascherina rispettando il distanziamento sociale - ha commentato il capo dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli - La mascherina è importante se non si rispettano le distanze». Ma più che al dipartimento governativo, la Lombardia si guarda ai centri statunitensi che raccomandano l'uso delle mascherine.

E l'obbligo di indossarle arriva a un giorno di distanza dal via libera a quelle certificate dal Politecnico, anche se la burocrazia non molla la sua presa e a livello doganale continua a complicare le cose.

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