Su riforme e Ue Renzi apre la campagna elettorale

L'ultimissimo passaggio arriverà a metà aprile, quando sarà la Camera a licenziare definitivamente il ddl Boschi. Ma già nei prossimi giorni, conclusa la terza lettura al Senato, Matteo Renzi farà partire la macchina dei comitati per il sì in vista del referendum confermativo che si terrà in ottobre. Un appuntamento che il premier considera alla stregua di vere e proprie elezioni di midterm, che hanno l'obiettivo non solo di sanare il vulnus della mancata investitura popolare ma pure quello di lanciare la campagna elettorale per le prossime politiche. Che dovrebbero tenersi nel 2018 se la legislatura arrivasse a scadenza naturale, ma che non è affatto escluso si possano anticipare al 2017.Nei fatti, insomma, l'arrivo nell'aula di Palazzo Madama del disegno di legge che riscrive la nostra architettura istituzionale sancisce l'inizio di una lunghissima campagna elettorale. Non è un caso, infatti, che Renzi abbia accelerato il più possibile, contingentando i tempi così da arrivare al voto definitivo del Senato già domani sera (oggi alle 15 il provvedimento arriverà in aula dopo che in commissione Affari costituzionali si è andati avanti a tappe forzate con tanto di sedute notturne). D'altra parte, il premier sembrerebbe intenzionato a giocare la carta delle riforme già alle Amministrative di giugno, utilizzando il via libera definitivo come una sorta di testimonial delle fatto che il governo mantiene gli impegni presi.Di qui ad ottobre, dunque, il tema delle riforme sarà al centro del dibattito politico e diventerà nei fatti uno spartiacque tra chi è con Renzi e chi invece è contro. Perché l'impressione è che il premier stia ragionando in prospettiva elettorale ormai da alcune settimane, deciso evidentemente a rintuzzare il calo di consensi procuratogli dalla vicenda Banca Etruria. Ed è in quest'ottica che alcuni osservatori hanno letto i recenti attacchi del premier all'Europa, culminati la scorsa settimana nella durissima reazione del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Spingere sul nazionalismo e colpire la burocrazia di Bruxelles è infatti quanto di più facile ci sia per raccogliere consensi.

Soprattutto nell'elettorato di riferimento del centrodestra che - seppure con sfumature diverse tra Lega, Forza Italia e FdI - è da sempre euroscettico.Un altro passo, insomma, verso quell'ipotesi di Partito della Nazione su cui Renzi sembra continuai a ragionare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica