Giovani con più possibilità di lavoro al Sud, ma con un futuro pensionistico più povero. L'articolo 20 della manovra bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, infatti, non fa alcun accenno ai contributi figurativi che dovrebbero essere versati a fronte dello sgravio per le aziende che assumeranno a tempo indeterminato e, dunque, i neoassunti finiranno per «pagare» il posto di lavoro con la propria pensione.
In particolare, ricorda il quotidiano Italia Oggi, i datori di lavoro che al Sud assumeranno giovani e meno giovani nel bienni 2019-2020 non pagheranno contributi. Il famigerato articolo 20, infatti, conferma il bonus assunzioni del decreto Dignità circoscrivendolo al solo Meridione ed estendendolo agli «over 34» disoccupati da almeno sei mesi. Nella versione originaria del decreto di Di Maio l'incentivo veniva riconosciuto ai datori di lavoro uno sgravio del 50% dei contributi Inps per la durata di 36 mesi, entro un limite massimo di 3.000 euro annui per neoassunto. Il beneficio, inizialmente previsto al 50% dei contributi, viene aumentato al 100% del montante Inps per 36 mesi, fino a 8.060 euro annui per neoassunto. Il ridotto versamento comporterà un accredito contributivo ridotto, in pari misura, a favore del lavoratore, che si traduce in una pensione ridotta perché il decreto Dignità non prevede la copertura figurativa dei contributi non versati. Vista l'assenza di precisazioni anche nella relazione tecnica se ne deduce che a pagare materialmente saranno i neoassunti, perché il ridotto versamento comporterà di fatto un accredito nullo a livello contributivo per i tre anni di vigenza del bonus. Insomma, tre anni di lavoro ma inutili per la pensione.
Discorso lievemente diverso per la proroga biennale dell'incentivo «Occupazione Mezzogiorno» della legge di Bilancio 2018. In Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna si potranno assumere a tempo indeterminato gli «under 35» e gli «over 34» senza impiego da almeno sei mesi. Anche nella relazione tecnica non vi sono molti dettagli perché si tratta della replica del bonus in corso che sgrava il 100% dei contributi Inps per un periodo di 12 mesi dall'assunzione con un tetto massimo di 8.060 euro annui per ogni dipendente (il bonus Jobs Act della stabilità 2015). Nel ddl bilancio 2019 si legge che l'incentivo «va riconosciuto in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato», ma non vi sono altre specifiche. E, dunque, in questo caso c'è la remota possibilità di una contribuzione figurativa visto che la normativa originale del governo Renzi la prevedeva. Resterà, però, da chiedersi a quale dei due incentivi si accederà visto che sono diventati sostanzialmente uno la «fotocopia» dell'altro. Tanto più che lo stanziamento è di 500 milioni di euro annui per una spesa massima complessiva ipotizzata di un miliardo.
In un mondo nel quale, oltre al reddito di cittadinanza, esisterà anche la pensione di cittadinanza quando questi giovani giungeranno all'età pensionabile (se l'Italia sarà ancora in piedi) avranno a disposizione un sussidio per la
sussistenza. In caso contrario, potrebbero cercare di metter su famiglia, avere almeno tre figli e accedere a un'altra misura fantasmagorica della manovra: l'assegnazione di un appezzamento da coltivare con annesso mutuo agevolato.
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