Suicida l'imprenditore simbolo del boom Veneto

La sua azienda di macchinari agricoli era stritolata dai debiti con le banche

PadovaPreferiva sempre parlare nel suo amato dialetto, quello del suo Veneto. L'aspetto imponente incuteva benevolo timore, lasciando trasparire il rigore, la disciplina e lo spirito di sacrificio di un instancabile lavoratore. Ma quando raccontava di quella sua avventura, gli brillavano gli occhi. Eppure, non gli sembrava così straordinario l'aver trasformato insieme al fratello Giorgio una fattoria di famiglia in un impero da 324 milioni di fatturato e duemila dipendenti.

Lascia aperta una ferita e tanti interrogativi la tragedia che si è consumata ieri in provincia di Padova, ma che ha sconvolto tutto il mondo imprenditoriale. Egidio Maschio, 73 anni, fondatore col fratello Giorgio del gruppo Maschio Gaspardo, multinazionale leader nella produzione di attrezzature agricole, si è tolto la vita ieri mattina poco dopo 6.30 nella sua azienda a Campodarsego. Si è sparato al petto con un fucile, in una giornata di lavoro come tante, dopo essere arrivato in ufficio intorno prima delle 7 sulla sua sua Mercedes nera.

Gli occhi sgomenti e increduli di chi lo ha conosciuto vagano frenetici alla ricerca di risposte, degli ultimi istanti fugaci, ora impressi nel ricordo di chi resta. Solo la sera prima l'imprenditore aveva cenato in famiglia, e apparentemente sembrava sereno. Qualche ora dopo, senza lasciare presagire nulla, ha deciso di farla finita nella sua azienda, per lui una vita e una missione.

Si ipotizza che all'origine del gesto ci possano essere state le crescenti inquietudini per il forte indebitamento cui era esposta l'impresa, ma il condizionale è d'obbligo. Sembra che la società fosse esposta per milioni e le banche avessero chiesto di «rientrare». «Sono sconvolto per la notizia, conoscevo bene Egidio Maschio e l'ho sempre stimato. È un imprenditore che ha fatto grande questa terra, una persona che si è fatta da sé e oggi ha circa 2mila dipendenti», dice il governatore del Veneto Luca Zaia. «Durante questo periodo di crisi - aggiunge -, lui ha continuato ad infondere fiducia e speranza negli altri imprenditori in difficoltà. Rappresenta e rappresentava l'essenza di essere imprenditore in questo territorio». Il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, ricorda «l'uomo entusiasta che aveva creato opportunità di lavoro e benessere a vantaggio di centinaia di persone».

Tra il 2009 e il 2014 il gruppo aveva premuto sull'acceleratore della crescita, quasi triplicando il fatturato che era passato da 118 milioni di euro a 324 milioni, con l'80% generato da mercati esteri. Solo poche settimane fa l'azienda, di cui la famiglia Maschio è sempre rimasta azionista di maggioranza, aveva deciso di affidarsi a due manager esterni, con la nomina di Massimo Bordi ex dg di Ducati e vicepresidente di Mv Augusta, come nuovo amministratore delegato e Paolo Bettin in qualità di Chief Financial Officer. «Questo è un cambio storico per la nostra azienda e fondamentale per preparare la futura nuova fase di crescita» erano state allora le parole dello stesso il presidente Egidio. «Dopo il 2009, in un periodo in cui molte aziende italiane hanno perso competitività e ridotto gli investimenti, noi abbiamo continuato a investire crescendo in termini di fatturato, posti di lavoro e quote di mercato.

Ora è necessaria una fase di consolidamento e sono sicuro che la scelta di affiancare alla famiglia Maschio due manager di grande esperienza in campo industriale e finanziario rappresenti la direzione giusta per affrontare le prossime sfide». Piccoli sprazzi di un futuro che forse non c'era.

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