Il senatore M5S Vito Crimi è stato eletto presidente della Commissione speciale di Palazzo Madama. Vicepresidenti, la leghista Erica Rivolta e Giacomo Caliendo di Forza Italia. L'attività parlamentare e l'inizio della sessione di bilancio viaggiano su un binario diverso rispetto alla trattativa per il governo.
Ieri, mentre il dibattito era ancora animato dal veto di Luigi Di Maio a Forza Italia, e dalle consultazioni non emergeva nessun accordo, a Palazzo Madama i pentastellati, Lega e Fi prendevano insieme la decisione più importante da quando sono stati votati i vertici dell'Aula.
Crimi è stato eletto con 19 voti favorevoli. Oltre ai nove sì dei componenti dei Cinque stelle, sono arrivati i sì di Forza Italia e Lega, che hanno rispettivamente cinque componenti in commissione.
Il Pd ha dichiarato da subito che avrebbe votato per i suoi candidati di bandiera.
La prassi vuole che a guidare l'organismo sia il presidente della commissione Bilancio della scorsa legislatura. Il nome più quotato fino a ieri mattina era Barbara Lezzi, che era vicepresidente, poi il gruppo ha scelto una rosa di nome che non la comprendeva. Scelta tecnica, hanno precisato i vertici del movimento.
Lo stesso Crimi ha cercato di negare ogni significato politico alla scelta. «Non c'è un accordo quadro», ha spiegato dopo l'elezione. «Noi siamo stati eletti con i voti di chi li ha dati, noi non possiamo rifiutare i voti».
La commissione speciale è un organismo parlamentare provvisorio, in attesa della formazione delle commissioni permanenti. Viene nominata quando il Parlamento appena insediato deve prendere decisioni urgenti.
In questo caso dovrà esaminare il Def, il documento di economia e finanze e farlo votare, insieme alle varie risoluzioni che i partiti vorranno presentare.
Partita difficilissima perché c'è una scadenza da rispettare, il 10 aprile, e un governo in carica per gli affari correnti che può solo approvare la parte del documento a legislazione vigente. Quindi con le previsioni sulla crescita e le proiezioni dei conti pubblici che non comprendono eventuali scelte.
Il documento «non è ancora arrivato», ha precisato Crimi. Poi ha sottolineato come il compito della commissione è dare un parere su atti del governo «che sono affari ordinari». In sostanza è tramontata l'idea di fare pressione sul ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan affinché nella versione minima del documento ci sia un accenno ad alcune priorità. Prima fra tutte evitare l'aumento dell'Iva che dovrebbe scattare dal 2019.
Ora è il momento della «centralità del Parlamento», ha aggiunto Crimi. Quindi le forze politiche presenteranno le rispettive risoluzioni, dove indicheranno quelle che dovrebbero essere le priorità per il prossimo esecutivo.
Che non avrà vità facile. Martedì la notizia che Eurostat ha messo nel conto del deficit italiano del 2017 anche il costo del salvataggio delle banche venete per 4,7 miliardi di euro. Nella migliore delle ipotesi si tratta di un segnale che le istituzioni europee mandano al prossimo esecutivo in vista della trattativa sui conti pubblici. Nella peggiore, il messaggio chiaro che non ci sono margini per fare politiche espansive, ad esempio con il reddito di cittadinanza o rivedendo la riforma Fornero delle pensioni.
Un quadro che preoccupa le aziende italiane. Ieri Confesercenti ha lanciato l'allarme.
Le novità arrivate da Istat ed Eurostat, mettono «un'ipoteca sulla futura riduzione della pressione fiscale, che invece rimane la priorità dell'economia in una fase ancora delicata». L'aumento dell'Iva, insomma, è più vicino.
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