Cronaca nera

Sul suo blog tante favole. "Vorrei essere un gentiluomo"

"Sono uno che - nato nel 1956 - si è deciso a fare un figlio a cinquant'anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno"

Sul suo blog tante favole. "Vorrei essere un gentiluomo"

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«Sono uno che - nato nel 1956 - si è deciso a fare un figlio a cinquant'anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno. Allora non stupitevi se questo blog, a volte, presenterà dei contenuti stranamente incongrui per il pacato gentiluomo che dovrei e vorrei essere». A scrivere è Martino Benzi, 66 anni (ne avrebbe compiuti 67 il 5 ottobre), ingegnere, titolare di uno studio professionistico, scriveva sul blog http://www.martinobenzi.eu/wordpress «cose che faccio quando non ho altro da fare». «Non mi sono mai piaciuti» dice «gli pseudonimi. Anche quando intervengo nei blog di altri lo faccio sempre con il mio vero nome - a volte solo Martino - così sono costretto a pensare tre volte a ciò che scrivo e che rimarrà per sempre nel web».

Parole in cui è difficile immaginare l'autore della strage di Alessandria. «Ho incominciato a farlo seriamente il giorno in cui mio figlio ha compiuto 18 mesi e all'inizio era la trascrizione delle favole raccontate a lui, poi sono diventate storie per quando fosse stato più grande» racconta. E pensa alla Morfologia della fiaba di Vladimir Propp. «Visto che dall'ultima glaciazione si diventa adulti con questo tipo di racconti, il papà voleva contribuire a dissestare l'equilibrio psichico del pupo. Peccato che i romanzi per ragazzi incominciati pensando a lui avanzino molto lentamente nel mio hard disk e ben difficilmente saranno pronti prima che il pargolo vada al liceo e, forse, allora, non gli piaceranno nemmeno un po'». Ci sono anche altre storie, altri racconti per un pubblico adulto. A Martino Benzi piacciono la divulgazione scientifica e la matematica ricreativa.

Molto meno l'attualità e la politica: «Sono convito che le mie opinioni finirebbero con l'essere espresse con eccessiva energia e c'è già troppa gente che urla sul web».

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