Brescia Istigazione al suicidio. È questa l'ipotesi di reato nell'inchiesta aperta nelle scorse ore dalla Procura della Repubblica di Brescia sulla morte di Gian Marco Lorito, l'agente della Polizia locale di Palazzolo che lunedì notte si è tolto la vita con la sua pistola d'ordinanza.
I magistrati dovranno appurare il ruolo dei social e la campagna «diffamatoria» scoppiata lo scorso gennaio contro la vittima, che aveva parcheggiato l'auto di servizio in un parcheggio riservato ai disabili. Dopo la gogna social il 43enne di Palazzolo, nel Bresciano, si era scusato e si era multato versando autonomamente 100 euro all'associazione per i diritti dei disabili di Bergamo, che aveva denunciato il caso.
Il caso choc comincia lo scorso 24 gennaio quando Giovanni Manzoni, presidente dell'Associazione nazionale mutilati e Invalidi Civili orobica ha notato una vettura della Locale di Palazzolo parcheggiata in un spazio per disabili, proprio accanto alle facoltà economiche e giuridiche dell'ateneo bergamasco. Indignato, ha scattato una foto e l'ha pubblicata su Facebook.
Da quel momento parte l'ondata di commenti di sdegno e attacco. La notizia arriva fino al comando palazzolese, dove l'agente Lorito scrive subito una lettera accorata di scuse, con la quale riferisce di aver confuso la segnaletica (in quel punto ci sono sia strisce gialle sia bianche). Non solo: l'agente decide di «autotassarsi», elargendo all'Anmic la cifra corrispondente alla sanzione stradale. «Non ho parole per esprimere il mio rammarico - le parole del vigile al comandante -. Non era mia intenzione, ma purtroppo mi sono confuso con la segnaletica. La prego di accettare le mie scuse sincere e continuare a riporre fiducia nel nostro lavoro e nelle istituzioni».
Tutto sembra concludersi con un lieto fine, specialmente quando le scuse vengono «accettate con sincerità» dai vertici della Locale. Eppure 10 giorni dopo l'episodio arriva la più terribile delle notizie: Gian Marco Lorito si toglie la vita sparandosi proprio vicino alla sede della Polizia locale dove lavorava. Intanto si sono tenuti ieri pomeriggio a Cirié, nel Torinese, le esequie del 43enne. Lì vi risiede la sorella, mentre i genitori sono giunti a Palazzolo da Enna, terra di cui era originario la vittima. Il comune bresciano, invece, per la giornata di ieri ha dichiarato il lutto cittadino.
E una delegazione dell'Amministrazione del Comune dell'Ovest Bresciano, assieme a quella di Erbusco, comune per il quale aveva prestato servizio per 13 anni, hanno partecipato all'addio, preceduto da una commemorazione al Civile di
Brescia, prima della partenza della salma per il Piemonte. Resta ora da capire se nell'inchiesta emergerà che i social abbiano avuto un ruolo nel gesto di Lorito, destabilizzandolo al punto da fargli compiere un gesto estremo.
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