"Sulla Merkel avevo ragione io Basta col troppo rigore di Berlino"

Berlusconi segue con attenzione gli sviluppi della trattativa tra Ue e Grecia: "Premier greco populista illiberale ma è ora di cambiare i Trattati europei»

"Sulla Merkel avevo ragione io Basta col troppo rigore di Berlino"

«Avevo ragione io... Ora sono tutti contro il rigore della Merkel ma quando lo dicevo io...». Questo il pensiero di Berlusconi - a tratti recriminatorio - che segue con apprensione l'infinita trattativa greca. Spera che si arrivi comunque a una soluzione onde evitare il «Grexit» anche se le premesse della vigilia non sono certo buone: il vertice a due tra Merkel e Hollande, senza consultare tutti gli altri partners, ha dimostrato ancora una volta che l'Europa è un colosso coi piedi d'argilla. E soprattutto che l'Unione è ancora germanocentrica. Il Cavaliere lo dice da anni che «così non va e bisognerebbe cambiare i trattati». Non per uscire dall'Europa ma per avere un'Europa più coesa, solida e flessibile. Berlusconi aveva battagliato su questo e ci ha rimesso la poltrona perché dava troppo fastidio al tandem Merkel-Sarkozy. Chiedeva gli eurobond; chiedeva più flessibilità nel valutare i bilanci dei singoli Paesi; chiedeva più crescita attraverso un piano di investimenti produttivi. Fumo negli occhi per Frau Angela che nel 2011 aveva fatto scattare la ghigliottina per il Cavaliere. Ora sono in tanti a pensarla come il Berlusconi di allora ma è una magra consolazione. In più, il Cavaliere non certo il tifo per Tsipras; del quale condivide le critiche all'egoismo teutonico ma non le ricette economiche. «Populista, anticapitalista e anti liberale», viene liquidato così il premier greco. Berlusconi non è folgorato sulla via di Atene anche perché un paletto deve rimanere ben solido: quello dell'appartenenza alla grande famiglia del Ppe.

Infatti gli euroazzurri diramano una nota che àncora il partito nel Ppe: «La delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, nel riconfermare la propria convinta adesione ai valori del Partito popolare europeo - si legge - intende ribadire la propria contrarietà alle scelte di politica economica del governo Tsipras che sta gravemente danneggiando il popolo greco con effetti negativi anche sul resto dell'Unione europea».

Tuttavia, in Forza Italia, in molti guardano con simpatia a Tsipras che, quantomeno, ha avuto il merito di dare uno schiaffo alla Cancelliera di ferro. Il più radicale è il capogruppo Brunetta che arriva a chiedere di «fare come in Grecia: «E referendum su quest'Europa sia, anche in Italia. Perché non potremmo tenerlo anche qui? Siamo in fase di revisione della Costituzione italiana e non esiste alcun tabù. E adesso che la Grecia ha rimesso in discussione questa Europa della burocrazia e del rigore, tutto è possibile». Ancora più chiaro: «Il premier greco ha detto no alla cattiva Europa del rigore a guida teutonica. Dunque, nessuno scandalo, viva Tsipras».

Non tutti la pensano così. Il senatore Francesco Giro, infatti, lo dice chiaro e tondo: «Spiace dover contraddire anche qualche mio autorevole collega di partito ma il referendum appena celebrato in Grecia non è stata una prova di democrazia ma di demagogia, due parole greche ma dal significato opposto. Si è trattato di una operazione cialtronesca dei soliti imbroglioni che vogliono restare in Europa senza fare alcun sacrificio e facendo pagare agli altri i propri debiti, la botte piena e la moglie ubriaca».

Intanto, sempre Brunetta attacca Renzi: «Dovrebbe tacere. In un anno e mezzo di governo non ha toccato palla in Europa, nonostante il semestre di presidenza: su immigrazione, terrorismo, Ucraina e ora Grecia. Zero. Fino alla cena con cui Hollande e Merkel hanno deciso la linea da imporre ai partner. Come sempre.

Il nostro non c'è e se c'è dorme»; quindi lo chiama in Aula a discutere: «Il premier venga il prima possibile, già domani, in Aula alla Camera a riferire sulla crisi greca, all'indomani del referendum e del vertice straordinario di Bruxelles».

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