Il copione è sempre lo stesso. Mentre al largo della Sicilia si consuma il braccio di ferro politico su ogni nave che soccorre migranti nel Mediterraneo e che punta verso l'Italia, via terra, da Nord Est, si continua ad arrivare. Ieri altri 46 migranti sono stati rintracciati a pochi chilometri da Trieste dalla polizia di frontiera, dopo essere riusciti a passare il confine senza essere fermati da quella slovena. Sono quasi tutti pakistani, tra loro anche 5 minori, provenienti dalla rotta balcanica che attraversa Bosnia, Croazia, Slovenia e arriva in Italia. Gli arrivi sono quasi quotidiani a Basovizza, appena oltre il confine. E nulla, almeno nei numeri, sembra essere ancora cambiato nonostante l'avvio delle pattuglie miste e la minaccia di Matteo Salvini di sospendere Schengen. I migranti arrivano stremati dopo decine di tentativi, di respingimenti violenti dalla Croazia verso la Bosnia. Da dove poi ricominciano il viaggio per raggiungere i boschi e i valichi lungo i 240 chilometri di frontiera tra Slovenia e Italia. Sempre più difficile da presidiare, non solo dal lato italiano.
Il problema non è solo la carenza di mezzi della polizia slovena, lo scarso organico e i pochi strumenti per vigilare le fasce confinarie boschive. In Slovenia sono in molti a puntare il dito contro le Ong che operano nel Paese e che assistono i migranti che cercano di attraversare i confini terrestri. «Ci sono diverse Ong che aiutano i migranti ad arrivare in Italia senza essere intercettati dalla polizia slovena: controllano dove si trova la polizia e danno loro indicazioni sulla strada da seguire», accusa Branko Grims, deputato del centrodestra sloveno Sds, presidente della commissione parlamentare costituzionale. Il riferimento è soprattutto alla principale organizzazione che opera nel Paese, la Pravno informatcikski center (Pic), già finita sotto attacco dell'ex ministro dell'Interno Vesna Györkös nidar che l'accusava di favorire l'arrivo di migranti e di incentivare escamotage per aggirare la legge nazionale sull'asilo.
Rispondendo a un'interrogazione sul tema, il ministro dell'Interno attuale, Botjan Poklukar ha dichiarato che «nel 2018 la polizia ha notato un crescente attivismo della ong Pic e ne ha verificato l'operato: stando a quanto riferito dai migranti ascoltati, è emerso che i rappresentanti della Ong li avrebbero aiutati ad attraversare i confini, informandoli sulle posizioni della polizia, indicando loro dove entrare per non essere intercettati, e coordinando il loro cammino fornendo indicazioni e dépliant in lingua inglese». Un'attività che è stata segnalata dalla polizia slovena in un rapporto inviato alla procura distrettuale competente. L'ipotesi era che potesse configurarsi il reato favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a carico dei volontari. Ma lo stesso ministro ha poi chiarito che la procura ha archiviato il caso: «Non c'è alcun reato, perché si tratta di condotte a fini umanitari».
Un cortocircuito, secondo Grims, visto anche che «è lo stesso governo sloveno a finanziarla. Abbiamo chiesto di fermare i finanziamenti alle Ong che hanno comportamenti ambigui».
Dal canto suo l'organizzazione si è sempre difesa dalle accuse ribadendo la legalità della propria attività: «Forniamo assistenza legale solo chi richiede la protezione internazionale in Slovenia e vuole entrare nei circuiti ufficiali dell'accoglienza. Con chi non vuole restare qui non abbiamo contatti». Dal ministero dell'Interno sloveno dal 2015 al 2018 ha ricevuto un contributo di oltre 420mila euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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