È successo durante un congresso del suo partito anella città di Kahramanmaras, nel sud della Turchia. Nel bel mezzo del suo discorso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha visto tra la folla una bambina vestita con l'uniforme dei «berretti marroni», le forze speciali turche che in queste settimane sono impegnate nella campagna per occupare la città siriana di Afrin. A quel punto ha chiamato la bambina sul palco, la piccola, titubante non ha avuto il coraggio di disobbedire al presidente, e incitata dagli applausi della folla, timida è salita sul palco. A quel punto, certo di farle un grande complimento le ha augurato di diventare una «martire». «Ha la bandiera turca in tasca. Se diventerà una martire, a Dio piacendo, la avvolgeremo con quella». La bambina, che si chiama Amine Tiras e ha sei anni, è sembrata molto a disagio per tutto il tempo che è rimasta sul palco, e a un certo punto, non riuscendo più a trattenere l'emozione ha iniziato a piangere. E così Erdogan che l'aveva indicata come simbolo delle nuove generazioni pronte a combattere per la patria, si è ritrovato alle prese con una bimba impaurita e in lacrime. Erdogan ha quindi cercato di rassicurarla, l'ha baciata sulle guance e abbracciata, dicendole che «i berretti marroni non piangono». Le immagini hanno fatto il giro del mondo suscitando rabbia e indignazione. Militarismo guerrafondaio intriso di fanatismo nazionalista, hanno subito detto i critici. Il presidente sembra non essere interessato eppure gli attacchi arrivano da tutto il Paese, dal web soprattutto che lo accusa della scarsa sensibilità. Nel Paese, il sostegno all'operazione militare è molto forte. La Turchia ha una lunga storia di ammirazione smisurata, vicina al culto, nei confronti del proprio esercito. Erdogan ci ha fatto leva, aggiungendo parecchio radicalismo religioso.
E non è la prima volta che i bambini sono al centro di queste gaffe. Era successo anche con Angela Merkel con una bambina palestinese arrivata in Germania da un campo profughi del Libano, che le comunicava le sue ansie per la richiesta di asilo politico della propria famiglia. La Cancelliera, senza tanti giri di parole, ha risposto che la cosa poteva non essere possibile. «Siete tanti - ha detto in sintesi- e quindi non possiamo concederlo a tutti anche perché il Libano, da cui proviene la famiglia, non si trova in uno stato di guerra».
La bambina, che si chiama Reem, è scoppiata in lacrime e niente ha potuto fare la Merkel avvicinandosi e dandole una carezza. Anzi, quella carezza più tardi le ha fruttato centinaia di commenti «molto critici» su Internet e su Twitter.
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