Superati i 10mila contagiati Il mistero sull'arrivo del virus

Altre 168 vittime, 280 guariti. Lombardia la Regione più colpita, ma i risultati dei test tardano. Laboratori oberati

Superati i 10mila contagiati Il mistero sull'arrivo del virus

Superati i 10mila contagi. Un dato atteso ma che comunque segna un passaggio cruciale nella lotta all'epidemia. Il totale dei pazienti positivi è salito a 10.149 dunque rispetto a due giorni fa quando erano 9.172 l'incremento mostra una crescita «soltanto» di 977 nuovi casi. Purtroppo non è ancora possibile guardare a questo dato come ad un rallentamento dell'epidemia perché come ha spiegato l'assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, i risultati dei test dalla regione arrivano in ritardo visto che i laboratori sono davvero oberati dal superlavoro. Le misure i contenimento però nella prima zona rossa, il lodigiano, stanno funzionando: qui i casi stanno drasticamente diminuendo.

È stato come di consueto il commissario all'emergenza, Angelo Borrelli a dare i numeri della giornata insieme al presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro. Sono 8.514 attualmente i pazienti positivi al coronavirus. Di questi 5.038 sono ricoverati con sintomi, 2.599 in isolamento domiciliare e 877 ovvero il 10 per cento, in terapia intensiva. Oltre mille, 1.004 i guariti.

Dall'Iss arriva anche una precisazione che conferma quanto ancora poco sappiamo su come sia arrivato il viruso in Italia. Di fatto, è scritto nell'ultimo report dell'Iss «non è possibile ricostruire, per tutti i pazienti, la catena di trasmissione dell'infezione» perché «la maggior parte dei casi segnalati in Italia riportano un collegamento epidemiologico con altri casi diagnosticati in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, le zone più colpite dall'epidemia». Insomma ribadisce l'Iss «la trasmissione dell'infezione da Sars-Cov-2 è avvenuta in Italia per tutti i casi» ovviamente «ad eccezione dei primi tre segnalati dalla regione Lazio che si sono verosimilmente infettati in Cina». A questi si aggiunge il caso di un iraniano in Lombardia per il quale non è chiara l'origine del contagio.

È sempre la Lombardia in testa al numero dei casi con 4.427 attualmente positivi che sono 1.417 in Emilia-Romagna, 783 in Veneto, 436 in Piemonte, 381 nelle Marche, 260 in Toscana, 99 nel Lazio, 126 in Campania, 128 in Liguria, 110 in Friuli Venezia Giulia, 60 in Sicilia, 55 in Puglia, 50 nella Provincia autonoma di Trento, 37 in Abruzzo, 37 in Umbria, 15 in Molise, 20 in Sardegna, 17 in Valle d'Aosta, 11 in Calabria, 38 a Bolzano e 7 in Basilicata. Il lavoro della Protezione civile non si ferma e sembra che la sensibilizzazione sulla necessità che tutti i cittadini debbano indossare le mascherine stia dando i suo effetti. «Abbiamo distribuito oltre 300 mila mascherine. Da domani ne saranno distribuite un milione al giorno sulla base delle esigenze delle diverse regioni», assicura Borrelli.

Non solo. «Abbiamo distribuito anche ventilatori per le terapie intensive. Oltre a quelli del contratto stipulato dal Dipartimento ci sono anche quelli acquisiti da Consip: la disponibilità complessiva è di 2.264 ventilatori per la terapia intensiva e 1.654 per la terapia subintensiva».

Un'altra precisazione che viene sottolineata dal commissario Borrelli è quella che riguarda i decessi e che forse spiega la differenza dei conteggi delle vittime che in alcuni paesi sono davvero pochissime e appaiono sottostimate.

«Abbiamo avuto 168 decessi. Sono persone che sono morte non per il Coronavirus ma che avevano il Coronavirus -insiste Borrelli -In totale le vittime salgono a 631».

I numeri più impressionanti riguardano sempre la Lombardia dove sono stati registrati 135 decessi in un giorno arrivando ad un totale di 468. In Emilia Romagna altri 15 per un totale di 85.

Brusaferro conferma che l'età media dei contagiati è 69 anni. Il 9,8 per cento dei casi è asintomatico; il 5,1 presenta sintomi lievi.

Il 30,7 presenta sintomi e un altro 30 sintomi lievi. Il 5,6 sintomi severi; Il 18,6 critici. Il 12 per cento è in terapia intensiva. «L'indagine rileva una percentuale significativa di casi sotto i 30 anni», ribadisce Brusaferro.

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