Europa

Il Superbonus fa peggiorare i conti dell'Eurozona

"Deficit più alto a causa dell'Italia". E i prestiti sono in calo

Il Superbonus fa peggiorare i conti dell'Eurozona

Il bubbone del Superbonus aveva assunto proporzioni tali, da incidere «in modo significativo» sul deficit dell'Eurozona. Lo si apprende dal Bollettino economico della Bce. Infatti, a seguito della riclassificazione statistica delle detrazioni in Italia «la previsione sul disavanzo è stata rivista al rialzo di circa 0,3 punti percentuali del Pil nel 2022 (portandosi al 3,7%)». Il giro di vite del governo, di pari passo con la ritirata degli aiuti per il caro energia, dovrebbero riportare il deficit continentale su un percorso discendente: «Il disavanzo di bilancio dell'area dell'euro», prosegue il rapporto, «dovrebbe scendere al 3,4% del Pil nel 2023 e subire un calo più significativo nel 2024, al 2,4% del Pil».

Il bollettino Bce era atteso dai mercati per intuire le prossime mosse su tassi, anche alla luce della recente bufera sul credito. A tal proposito, il Consiglio direttivo ha dichiarato che «il settore bancario dell'area dell'euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità». C'è però qualche velatura: «I rischi derivanti dall'indebolimento del contesto economico potrebbero peggiorare la qualità degli attivi» delle banche «e vi sono primi segnali di aumento del rischio di credito». In ogni caso, se fosse necessario, «la Bce dispone di tutti gli strumenti necessari» per sostenere il sistema finanziario dell'area dell'euro.

I problemi però restano: «Gli effetti della stretta della politica monetaria cominciano a farsi notare» ha osservato il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni. I dati della Bce «evidenziano un rallentamento della crescita dei prestiti a imprese e famiglie tra gennaio e febbraio»: i prestiti sono rallentati dal 3,6% al 3,2% per le famiglie e dal 6,1% al 5,7% per le imprese non finanziarie. I buoni dati sul carovita spagnolo, che a marzo si è quasi dimezzato al 3,1% su base annua dal 6% di febbraio, e su quello tedesco, limato al 7,4% dal +8,7%, fanno sperare un approccio più morbido sui tassi di Francoforte.

Intanto, l'istituto rivede al rialzo le stime di crescita del Pil che salgono a +1% quest'anno e al +1,6% nel 2024 per l'Eurozona.

Limature al ribasso anche il caro prezzi, prevista nel 2023 al +5,3%, per poi arrivare al 2,9% l'anno prossimo e al 2,1% (verso l'obiettivo della Bce) durante il 2025.

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