"Supereremo i dazi meglio degli altri"

Giorgetti: "La promozione di S&P è un forte atto di fiducia verso il nostro Paese"

"Supereremo i dazi meglio degli altri"
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C'è una logica nel disordine. E la temibile guerra dei dazi può persino rivelarsi un'opportunità. Giancarlo Giorgetti ne è convinto: a Roma, davanti alla platea riunita per il lancio del nuovo settimanale economico Moneta (in edicola ogni sabato con il Giornale, Libero e Il Tempo), il titolare del Tesoro lo spiega con un riferimento tanto chiaro quanto semplice alla considerazione che il Paese si è guadagnata sui mercati globali. «La promozione di S&P sul rating italiano è stata importante perché è arrivata in una situazione di grande complessità e confusione economica», ha sottolineato rimarcando come abbia rappresentato «un grande investimento di fiducia nei nostri confronti, che dimostra come l'Italia sia vista al livello internazionale come un Paese serio».

Nel giorno dell'atteso incontro fra Giorgia Meloni e il presidente americano alla Casa Bianca, mentre i disfattisti preconizzavano solo ostacoli e difficoltà, il ministro dell'Economia ha prospettato soluzioni e persino colto spiragli positivi. «L'Italia è un Paese resiliente. La questione delle tariffe commerciali, secondo me, saremo in grado di superarla meglio degli altri, grazie anche alla forza dei nostri imprenditori», ha puntualizzato. E infatti la mannaia dei dazi indiscriminati agitata contro tutti oggi sembra in parte spuntata. «La formula matematica di Donald, che applicava a tutti le stesse tariffe, senza distinguere tra Paesi più o meno democratici, non quadrava», ha osservato al riguardo il ministro dell'economia. Poi la spallata al Wto: «È morto ma combatte contro di noi». E ancora, un cenno al tema caldo del Patto di Stabilità europeo: «Un Paese con un debito come il nostro non può fare la guerra con gli altri perché non vuole la disciplina fiscale. Il giorno dopo anziché una promozione del rating ti fanno un downgrade e sei morto».

Questo è il motivo per il quale Giorgetti ieri ha confermato il suo atteggiamento prudente sulle spese per la difesa (che comunque raggiungeranno il 2% del Pil secondo le regole contabili Nato che comprendono pure gli stipendi). Scherzosamente ha detto di aver ricevuto «la lista della spesa» dal ministro Crosetto (che in serata ha replicato con irritazione sostenendo che si tratta «non di giocattoli ma di armi per proteggere la nazione»). È la strada del realismo quella che segue il ministro. Di qui il ragionamento sul «bilateralismo» che ha contraddistinto le relazioni tra Italia e Usa di recente. Non è questione di negoziare a proprio vantaggio la politica commerciale («che è di competenza Ue»), ma di altri temi su cui si ci può incontrare a metà strada come la web tax o le spese militari in ambito Nato. Il segretario al Tesoro, Scott Bennent, «comprende gli interessi europei» e questo depone a favore.

Anche su questo fronte, la strada indicata da Giorgetti è quella del realismo. Caratteristica che, ha illustrato il ministro alla presentazione romana di Moneta, ora più che mai dovrebbe contraddistinguere anche l'Europa. «Mentre Trump lancia la deregolamentazione totale del mercato finanziario ha osservato Giorgetti la risposta del Vecchio Continente è stata quella di costruire un meccanismo iper-regolatorio». Intervistato dal direttore di Libero, Mario Sechi, durante il partecipato evento al Tempio di Adriano, il ministro ha quindi offerto la propria analisi sulle azzardate mosse del tycoon. «Per l'amministrazione Trump il nemico strategico è la Cina. L'Unione europea non è un alleato senza se e senza ma, però è un alleato». Come andrà a finire? Giorgetti parla con il tono di chi ha intuito quale traiettoria potrebbe prendere il braccio di ferro commerciale avviato da Donald Trump.

«Per molto tempo il disavanzo commerciale degli Stati Uniti è stato ripagato dalla capacità del dollaro di attrarre capitali», ha spiegato. Adesso il gioco è finito e Donald è entrato gamba tesa sulla questione. À la guerre comme à la guerre: o la va o la spacca.

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