Non ci sono le condizioni per dare patentini di immunità. Non esistono test che possano certificare con certezza che non ci ammaleremo di Covid 19. Non solo. In media il 90 per cento della popolazione italiana è a rischio contagio: quindi la stragrande maggioranza dei cittadini è esposta, pur con percentuali diverse a seconda di quanto il contagio sia diffuso nell'area in cui abitano.
L'analisi del presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, è una doccia gelata sulle speranze di una ripartenza veloce per il mondo del lavoro e di un ritorno alla normalità per le famiglie che sognano la riapertura delle scuole e la ripresa delle attività. Alla normalità si tornerà soltanto con un vaccino e serviranno «milioni di dosi». Tempi dunque molto lunghi.
La morsa del Covid 19 rallenta e i contagi sono in frenata. Le vittime però sono moltissime, troppe e segnano un dato di mortalità che non ha ancora trovato una risposta univoca e convincente. La sentenza del Comitato tecnico scientifico resta durissima per un mondo del lavoro che scalpita per riprendere a pieno ritmo.
I dati registrati ieri ci dicono che almeno 168.941 persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2. Un aumento di 3.786 contagiati in 24 ore, dunque più del giorno precedente che aveva segnato un più 2.667 casi. Il totale delle vittime, 22.170, è inferiore soltanto a quelle registrate in Usa e segna un più 525 morti. Attualmente i positivi dei quali si ha certezza sono 106.607 escludendo morti e i guariti che sono in tutto 40.164. I ricoverati con sintomi meno critici sono 26.893 e per la prima volta i pazienti in terapia intensiva scendono sotto le tremila unità: in tutto sono 2.936. Salgono a 76.778 le persone in isolamento domiciliare fiduciario.
Un trend decisamente in discesa nonostante il record di tamponi effettuati, oltre 60mila. Per gli esperti non è ancora possibile allentare la morsa delle misure di contenimento. «Il 90 per cento delle persone non è venuto in contatto col virus, è quindi suscettibile all'infezione - insiste Brusaferro - Se non stiamo molto attenti e puntuali nell'adottare le raccomandazioni la circolazione del virus può riprendere in maniera intensa».
Preoccupano in particolare i dati di Lombardia e Piemonte dove la circolazione del virus è ancora molto alta e i nuovi contagi sono 941 per la prima e 879 per il secondo. Cifre che inducono a chiedersi se le misure stiano funzionando. Brusaferro ritiene che il blocco stia contenendo il virus visto che «anche in Piemonte e Lombardia il trend è discendente». Il punto è che in quelle Regioni «c'è stata una circolazione del virus maggiore» rispetto al CentroSud e alle isole. E anche perché la mobilità è rimasta alta.
Brusaferro comunque invita alla cautela per evitare che la diffusione del virus riprenda forza. L'Rzero, l'indice del contagio deve scendere al minimo, sotto l'1. «Necessario muoversi in maniera graduale, individuando alcuni settori dove è possibile fare alcune riflessioni e accompagnarli con misure di monitoraggio - insiste Brusaferro - Dobbiamo essere cauti».
Prudenza anche con i bambini perché «in una struttura familiare come quella italiana, dove il nonno è una figura importante nella gestione del bambino si può creare un cortocircuito che può diventare un boomerang».Gli esperti comunque stanno valutando la possibilità di permettere alle persone di tornare a fare attività fisica, altrettanto importante per la salute.
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