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Svezia e Finlandia ad Ankara per la Nato

Stoltenberg: Erdogan vuole certe armi. Ue pronta a usare asset russi

Svezia e Finlandia ad Ankara per la Nato

L'Ue frena le aspirazioni per una maggiore autonomia da Usa e Nato, e nonostante il dibattito sulla difesa comune si riallinea al presidente americano Joe Biden affermando che l'obiettivo del conflitto in Ucraina è la vittoria di Kiev, mentre un dialogo con la Russia è possibile solo se torna a essere una democrazia. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al Forum di Davos ha chiarito che la Nato è l'unica alleanza militare alla quale fare riferimento: «È la più forte alleanza militare del mondo e lo sarà sempre. L'Ue non sarà mai un'alleanza militare, ma noi europei dobbiamo essere in grado di occuparci della nostra difesa». Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, d'altronde, a Davos aveva salutato «con favore l'aumento della spesa per la difesa dei Paesi dell'Unione europea e la strategia Ue sulla sicurezza comune, che va nella giusta direzione, ovvero superare la frammentazione dell'industria bellica europea», ma «dobbiamo essere sicuri che gli sforzi non vadano in competizione con la Nato o creino doppioni». Stoltenberg ha aggiunto di credere «nella cooperazione tra Ue e Nato, dal 2014 l'abbiamo portata a livelli senza precedenti».

Al Forum in Svizzera ha poi ribadito come «l'ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato mostri che la sicurezza europea non sarà dettata dalla violenza: sono convinto che troveremo il modo di garantire le preoccupazioni di sicurezza di tutti gli alleati». Per quanto riguarda la Turchia si è detto ancora una volta «fiducioso che si troverà velocemente una soluzione, ma parte di questa soluzione è anche riconoscere che Ankara è un alleato chiave, ospita più rifugiati tra gli alleati, ha sofferto più attacchi terroristici di tutti ed è in una posizione strategica». Tra le richieste avanzate dal presidente Erdogan per togliere il veto all'ingresso di Stoccolma ed Helsinki nella Nato, ha continuato, c'è anche quella di avere «certi armamenti». Proprio ieri le delegazioni dei due Paesi Nordici sono arrivate in Turchia, dove cercheranno di convincere il governo di Ankara a non opporsi al loro ingresso nella Nato. Il ministero degli Esteri turco ha confermato che le delegazioni, guidate dal segretario di Stato svedese, Oscar Stenstrom e dal suo omologo finlandese Jukka Salovaara, incontreranno il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, e il vice ministro degli Esteri, Sedat Onal. La Turchia presenterà le sue richieste di garanzie di sicurezza per dare il via libera all'ingresso dei due Paesi. E secondo fonti diplomatiche Ue la «desinforma«ia» russa si è messa in moto con l'intento specifico di screditare la scelta di Svezia e Finlandia di entrare nella Nato. «L'operazione - spiega il funzionario - non è destinata solo alle opinioni pubbliche dei due Paesi ma anche al resto d'Europa, con ramificazioni fino al mondo arabo». Benché non ancora su scala «massiccia», i radar dell'unità Ue che si occupa del monitoraggio dello spazio informatico hanno registrato un aumento «sostanziale» delle attività russe, con diverse «narrazioni» tese a dipingere l'ingresso nella Nato come «dannoso e forzato».

Von der Leyen, intanto, ha ribadito che Kiev «deve vincere la guerra. E l'aggressione di Putin deve essere un fallimento strategico. Faremo tutto il possibile per fare in modo che gli ucraini prevalgano e riprendano il futuro nelle loro mani». Con la guerra «è stato messo in discussione l'ordine internazionale», ha continuato, sottolineando che «la ricostruzione del Paese richiede la nostra unità senza precedenti. Ecco perché abbiamo proposto una piattaforma di ricostruzione guidata da Kiev e dalla Commissione Ue, noi combineremo riforme con gli investimenti. Abbiamo proposto oltre 10 miliardi di euro in assistenza macrofinanziaria, il più ampio pacchetto di questo tipo mai concepito dall'Ue per un Paese terzo».

Per Von der Leyen, comunque «non dovremmo lasciare nulla di intentato» per la ricostruzione dell'Ucraina «incluso, se possibile, l'utilizzo degli asset russi».

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