Cronache

Svolta AstraZeneca: con le dosi a 3 mesi efficacia all'82%. Il no della Svizzera

Lo studio: vaccino più funzionale se si allunga l'intervallo fra prima e seconda iniezione. E secondo i test inglesi riduce la trasmissione asintomatica. Eppure Berna non autorizza: "Mancano i dati"

Svolta AstraZeneca: con le dosi a 3 mesi efficacia all'82%. Il no della Svizzera

Più tempo passa tra una dose e l'altra, meglio è. Con il vaccino AstraZeneca le sorprese non finiscono mai. Dopo la scoperta casuale della mezza fiala in meno che rendeva il siero più potente, ora ci si rende conto che più è ampio l'intervallo tra la prima e la seconda iniezione, più è alta la copertura contro il Covid.

Posticipare la data della seconda puntura vuol dire anche recuperare (in parte) i ritardi accumulati nella campagna vaccinale, aumentando il numero dei pazienti in lista per la prima fiala.

Uno studio pubblicato in pre stampa sul Lancet riporta i primi dati dei trial clinici di Gran Bretagna, Brasile e Sudafrica e dimostra che più di 22 giorni dopo la prima dose non si sono verificati né casi gravi di malattia né ricoveri.

I risultati dimostrano un'efficacia del vaccino del 76% dopo una prima dose, che si mantiene fino alla seconda. E l'efficacia aumenta all'82% con un intervallo di tre mesi o più. I dati mostrano, inoltre, che il vaccino ha il potenziale di ridurre la trasmissione asintomatica del virus, contrariamente ai dati recentemente diffusi.

Dall'analisi dei tamponi settimanali dei volontari nel trial britannico, emerge che le positività all'infezione sono diminuite del 67% dopo una dose e del 50%, suggerendo - evidenzia AstraZeneca - «un impatto sostanziale sulla trasmissione di Sars-Cov-2». «Questa prima analisi - commenta Mene Pangalos, vicepresidente esecutivo R&S BioPharmaceuticals, AstraZeneca - riconferma che il nostro vaccino previene malattie gravi e tiene le persone fuori dall'ospedale. Inoltre, l'estensione dell'intervallo di somministrazione fra le dosi non solo aumenta l'efficacia del vaccino, ma consente anche a più persone di essere vaccinate in anticipo. Insieme alle nuove scoperte sulla trasmissione ridotta, riteniamo che questo vaccino avrà un impatto reale sulla pandemia».

E questa è la speranza di tutti. Soprattutto di chi, come l'Italia, ha concentrato gli ordini principalmente sul vaccino di massa di Oxford e sta correggendo il piano di vaccinazione in base alle informazioni sulla sua efficacia.

La Svizzera resta poco convinta. Almeno per il momento. L'agenzia del farmaco Swissmedic non ha autorizzato l'utilizzo del vaccino Astrazeneca per «mancanza di dati». «I dati forniti e studiati fino a oggi sono ancora insufficienti per consentire l'autorizzazione» si legge in una nota dell'agenzia, per la quale «non si può ancora stabilire un rapporto rischi-benefici positivo». Swissmedic ha, quindi, chiesto ad AstraZeneca di fornire dati aggiuntivi sull'efficacia del vaccino prendendoli dallo studio di fase 3 che è in corso in America del Nord e del Sud. Swissmedic ha già autorizzato il vaccino anti Covid della Pfizer/BioNTech e anche quello di Moderna dando inizio alla campagna vaccinale alla fine di dicembre. Come il miglior giocatore di poker, nel momento di difficoltà in cui i vincitori sembrano palesemente altri, anche Astrazeneca rilancia. E lo fa pensando all'autunno e alle varianti del virus. Assieme all'università di Oxford, punta a produrre vaccini di nuova generazione, che proteggano contro le nuove varianti del virus, a partire già dal prossimo autunno. «Puntiamo molto ad avere qualcosa di pronto per l'autunno - spiega Mene Pangalos - Lo faremo il più rapidamente possibile».

Nemmeno questa partita sarà semplice perché, a quanto pare, le varianti del virus evolvono in modo molto veloce e diventano sempre più complicate da rincorrere.

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