Londra - Theresa May lo ha detto domenica sera in un'intervista alla Bbc: o il Parlamento accetta la mia proposta di Brexit o l'alternativa è un no deal, un'uscita senza un accordo. A 192 giorni dall'avvio della Brexit il problema per il governo è tutto interno: convincere i parlamentari conservatori ribelli e quanti più laburisti che l'unica alternativa è il piano che il governo ha illustrato a Chequers (regole allineate all'Ue per i beni, anche agricoli; divergenze regolamentari sui servizi; fine della giurisdizione della Corte di Giustizia Europea nel Regno Unito).
Sul fronte esterno sembra che le trattative con Bruxelles stiano procedendo bene: secondo alcune fonti europee citate da Politico.eu il lavoro degli sherpa diplomatici è proseguito spedito ed è ormai in fase conclusiva. Nel consiglio informale Ue che si terrà giovedì a Salisburgo May punta ad avere il via libera dei capi di governo anche se l'annuncio dovrebbe farsi attendere qualche giorno per non sovrapporsi alla conferenza dei Tory che si terrà a Birmingham a fine settembre. L'accordo dovrebbe accogliere alcune delle proposte delineate a Chequers ma avrà una formulazione sufficientemente vaga nei punti in cui non c'è ancora convergenza, i quali saranno oggetto di trattative future tra Londra e Bruxelles. E per quanto riguarda il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, Bruxelles sarebbe pronta ad accettare l'approccio tecnologico proposto dal governo inglese (e dagli stessi hard brexiteers) per minimizzare il ripristino di infrastrutture fisiche. L'obiettivo di entrambe le parti è ora arrivare a un accordo per rafforzare la posizione di May in patria e consentirle di affrontare il decisivo voto parlamentare da un punto di forza. Sarà infatti il Parlamento inglese a dover approvare l'accordo tra Londra e Bruxelles.
La fronda è ancora agguerrita: lato conservatore, parte oggi una campagna nazionale per spiegare alla nazione perché le proposte di Chequers devono essere abbandonate.
Nel labour aumenta la pressione su Corbyn affinché prenda posizione a favore di un secondo voto nel caso di bocciatura parlamentare. La scommessa della May è che al momento decisivo saranno pochi quelli che avranno l'incoscienza di negare al Paese un'uscita ordinata e consegnarlo all'ignoto di un salto nel vuoto.
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