Svolta forzista con l’asse rosa Ira di Brunetta: lascio il posto

L’idea di un ticket Bernini-Gelmini come capigruppo. Ecco i segreti sulla notte di trattative per le presidenze

Svolta forzista con l’asse rosa Ira di Brunetta: lascio il posto

M essi da parte veti e dissapori e sciolto il nodo delle presidenze delle Camere, Forza Italia si prepara a una nuova partita: quella della scelta dei capigruppo. Silvio Berlusconi nelle scorse settimane ha dato il via libera a una selezione per via democratica attraverso una vera e propria votazione. Il giorno decisivo è fissato per martedì prossimo, quando è prevista l’elezione dei presidenti dei gruppi di tutte le forze politiche. In pole position c’è una soluzione in rosa con il ticket Anna Maria Bernini al Senato e Mariastella Gelmini alla Camera, anche sull’onda dell’elezione di Elisabetta Alberti Casellati alla presidenza del Senato. A Montecitorio, peraltro, bisogna riempire la casella di questore spettante a Forza Italia dove dovrebbe essere confermato l’uscente, Gregorio Fontana che può contare su un sostegno bipartisan. Se a Palazzo Madama resta assolutamente in piedi l’ipotesi della riconferma di Paolo Romani, chi è deciso a fare un passo indietro è Renato Brunetta che ieri su Twitter ha messo nero su bianco la sua probabile rinuncia: «Vorrei tranquillizzare i tanti o pochi malpancisti del mio gruppo, che puntano a prendere il mio posto di presidente Forza Italia alla Camera: non ho alcuna intenzione di fare per altri 5 anni un mestiere così difficile, logorante e, per certi versi, pericoloso #nonservonolefirme #statesereni». Il riferimento è a una raccolta di firme in cui la grande maggioranza dei deputati azzurri, alla fine di una riunione mattutina del gruppo svoltasi alle 11 a Montecitorio, ha messo nero su bianco la richiesta - «visto il momento straordinario e la necessità di un cambio di passo» - di procedere subito all’elezione del capogruppo con l’indicazione a favore di Mariastella Gelmini. Quest’ultima, peraltro, ha un accordo con Mara Carfagna quindi non ci sarà competizione tra due candidate forti, in una linea peraltro condivisa anche da Annagrazia Calabria e Stefania Prestigiacomo. Al netto della partita dei capigruppo, bisognerà capire quali strascichi lascerà sul partito il braccio di ferro con la Lega. Silvio Berlusconi, pragmatico come al solito, guarda al risultato e dopo la grande tensione e dopo il voto, riceve a quattr’occhi Salvini e dichiara: «Ho fiducia in Salvini, ora guardiamo avanti con serenità, quella trovata è una soluzione positiva per l’alleanza di centrodestra. Sono molto felice di questo accordo per il bene del Paese», prima di volare ad Arcore per un week end di pausa. Di certo la riunione infuocata del vertice di Forza Italia e il comunicato perentorio con cui si denuncia un tradimento degli accordi è storia. È altrettanto vero che da quel momento sia Giorgia Meloni - che rivendica il ruolo di cerniera in questa difficile partita - sia lo stesso Salvini si adoperano per evitare l’implosione del centrodestra. Il segretario leghista chiama Palazzo Grazioli, inizia a tessere la tela per riannodare i fili del dialogo. La riunione mattutina è infuocata. Berlusconi non esclude di poter puntare su Anna Maria Bernini. I dirigenti azzurri, però, bocciano l’ipotesi.

L’opposizione a una ricucitura con il Carroccio viene manifestata soprattutto da Brunetta che nella concitazione minaccia di fondare un partito, rimbrottato da Ignazio La Russa. Alla fine tutto si compone. È chiaro, però, che adesso i riflettori sono puntati su Matteo Salvini e sulla sua reale volontà di mantenere il vincolo di coalizione.

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