Coronavirus

Svolta sui vaccini a mRna: le trattative con Big Pharma

Colloqui tra il governo, Moderna e CureVac. Il nodo impianti. Rezza: "Capitolo importante"

Svolta sui vaccini a mRna: trattative con Big Pharma per la produzione in Italia

A breve la fase della carenza di scorte di vaccini sarà finita. E l'Italia produrrà fiale non solo per sè ma anche per tutta Europa. Prende piede il progetto di riadattare gli stabilimenti italiani alla produzione di anti Covid e, a quanto viene riportato dal Financial Times, il Governo ha avviato colloqui con l'azienda americana Moderna, la svizzera Novartis e l'italiana ReiThera (il cui vaccino deve ancora completare la fase di sperimentazione) per produrre.

Con tutta probabilità porterà il marchio made in Italy anche il vaccino a mRna sviluppato dalla tedesca CureVac. A marzo Novartis ha firmato una accordo preliminare con CureVac per la produzione, il vaccino è ancora nella fase 3 della sperimentazione ma l'azienda tedesca ha dichiarato che entro maggio o giugno potrebbe essere approvato dall'Ema.

Anche Reithera sta producendo il suo vaccino, che è ancora nella fase 2 e si basa su una tecnologia a vettore virale, così come Astrazeneca e Johnson&Johnson. Si tratta dell'unico caso in cui si investe su un vaccino su vettore virale (adenovirus), in attesa che anche le verifiche di Ema e Aifa portino a chiarire gli effettivi rischi e il nesso tra le vaccinazioni e i casi di trombosi apparentemente collegati alla prima iniezione del vaccino. Se le autorità sanitarie scongiureranno tutti i dubbi, meglio, ci s sarà portati avanti su un vaccino in più.

Tuttavia l'Italia punta principalmente sui cavalli vincenti e cioè i vaccini a mRna, quelli che si basano sulla stessa tecnologia di Pfizer e Moderna. E che al momento risultano i più sicuri. Il governo italiano avrebbe già preso contatti con l'azienda Moderna ma il progetto è ancora in embrione. Le difficoltà maggiori riguardano il trasferimento dall'America all'Italia degli impianti e delle strumentazioni necessarie alla produzione del siero e sarebbero da chiarire anche alcuni punti sul riadattamento degli impianti già esistenti.

«Stiamo lavorando per rendere l'Italia più forte nella produzione di vaccini - conferma il ministro ala Salute Roberto Speranza - Tra le iniziative è già bene avviata quella di Reithera che potrà portarci ad avere il primo vaccino italiano in produzione e distribuzione». I tecnici del ministero assieme a quelli dell'agenzia Aifa stanno passando in rassegna tutta la lista delle potenziali aziende candidate alla produzione di vaccini per verificare sia la loro capacità di produzione, «sia di ricerca e sviluppo di vaccini per l'emergenza - spiega Gianni Rezza, capo della Prevenzione del ministero alla Salute e membro del Cts - È un capitolo molto importante perché, per quanto riguarda la preparazione medica alle pandemie, questa è una lezione che è stata appresa: non esiste solo la preparazione essenziale di avere una produzione nazionale di dispositivi di protezione individuale, cosa che abbiamo verificato essere necessaria e obbligatoria», ma è altrettanto necessario e obbligatorio avere anche una «preparazione di tipo biomedico, che consiste nella possibilità di mettere a punto e produrre farmaci e vaccini». Anche se l'Italia sarà più autonoma nella produzione di vaccini, questo non vuol dire che smetterà di acquistarne assieme agli altri paesi Ue. «Continueremo a comprare assieme a livello europeo anche per il fabbisogno dei prossimi anni» precisa Speranza.

«È innegabile che ci siano stati ritardi e alcuni errori nella negoziazione, ma fare meglio non significa per me fare da soli».

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