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Parigi «Mi sono ritrovata a fare creazioni gioiose in gloria delle donne» diceva Niki de Saint-Phalle, l'artista franco-americana cui è dedicata la sorprendente collezione Dior per la prossima estate in passerella ieri a Parigi. Maria Grazia Chiuri, primo direttore creativo donna della storica maison, tenta di fare la stessa operazione con la moda: crea abiti e accessori che supportano tanto l'anima quanto il corpo femminile in una nuova e sempre più necessaria presa di coscienza. Stavolta l'operazione parte da un prezioso ritrovamento negli archivi del marchio francese: una foto del 1968 in cui si vede Niki su un cammello completamente vestita Dior e una sua lettera autografa allo stilista di cui era grande amica e musa. All'epoca il direttore creativo era Marc Bohan, il più schivo e meno noto dei designer che nel corso del tempo si sono seduti su questo prestigioso e difficile trono. Da qui l'idea di lavorare sullo stile dell'artista collaborando con la fondazione che ne cura l'eredità.
I suoi celebri mostriciattoli colorati diventano quindi decorazioni di pullover e delle evanescenti gonnelline di tulle che le ragazze indossano su una specie di pagliaccetto infantile. Il lato bambinesco viene spesso e volentieri sottolineato tanto nella collezione quanto nel lavoro della Saint-Phalle che da bambina venne abusata dal padre cui dedicò un terribile e bellissimo film, Daddy, di cui Bohan curò i costumi. Pagliaccetti a righe, stivali fatti come le calze da bambina, vestine un po' ingenue nelle forme e nei colori compaiono quindi in passerella. I pezzi migliori sono quelli in cui si vedono sotto forma di ricamo, patch, intarsio o applicazione frammenti di opere come La Sposa o La Nascita per non parlare dei tarocchi ripresi dal Giardino dei tarocchi, gigantesca scultura che la Saint-Phalle eseguì en plen air nella tenuta dei Caracciolo di Castagneto a Garavicchio in Toscana. C'è anche una perfetta riedizione del pigiama d'oro che la nipote dell'artista, Bloum, ha mostrato a Maria Grazia. Dello stesso segno la cappa in kidassia: pelo di capra stirato per riprodurre la pelliccia di scimmia. Dunque una rilettura molto letterale per una designer che in genere non si dà pace nel cercare e trovare nuove e diverse sfaccettature ai vari argomenti. Stavolta però il suo intento è ancora più alto e ambizioso. Ad aprire lo show è una modella-artista come Sasha Pivovarova (nel tempo libero disegna e dipinge) che indossa un paio di jeans e una T-shirt con scritto in inglese «Perché non ci sono grandi artiste donne?» domanda retorica che fa da titolo al pamphlet scritto da Linda Nochlin nel 1971. È già successo chez Dior quando la Chiuri ha messo su una maglietta la frase «Dovremmo tutti essere femministi» titolo del libro di Chimamanda, la scrittrice nigeriana che fa paura a Boko Haram. All'epoca molti avevano criticato l'idea per via del costo (450 euro) francamente molto alto della T-shirt che in ogni caso è stata venduta ovunque nel mondo fino a esaurimento. Stavolta parte dei proventi delle vendite andranno alla Fondazione Aware che sta preparando per il prossimo aprile una mostra sulle artiste di sesso femminile qui a Parigi. Dunque un'operazione di primissimo ordine tanto dal punto di vista ideologico quanto da quello commerciale che poi è la ragione di essere della moda. Anche su questo punto, purtroppo, Parigi sta bagnando il naso a Milano.
Infatti Ralph Toledano, presidente della camera della moda francese sottolinea che in calendario sono ormai rappresentate 23 nazionalità e che tutti vogliono venire a sfilare qui perché è un posto dove ci sono le miglior condizioni per presentare un lavoro creativo.
Come negarlo? 85 sfilate in 9 giorni sono possibili, 65 in quattro come a Milano sono un incubo. Certo qui un giovane come Jacquemus 27 anni, da due nella moda, apre in solitaria alla sera del lunedì e tutti ci vanno. Da noi nessun grande vuole sfilare al primo o all'ultimo giorno per paura del vuoto pneumatico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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