Tagli e spese: servono scelte impopolari

Tagli e spese: servono scelte impopolari

C'è qualcosa di surreale negli incontri dei 5 stelle di Di Maio con Salvini e i suoi, che spero non sia sfuggito a questi. Ossia il fatto che il programma di governo su cui bisogna trovare l'accordo non riguarda i punti nebulosi del «contratto» Di Maio o altre fumosità scolastiche, ma riguarda i duri fatti dell'emergenza finanziaria e politica. In primis la sterilizzazione dell'Iva e la manovra correttiva di 0,3 punti di Pil. Si tratta di affrontare per tempo e credibilmente il rischio dello spread del nostro debito pubblico che sale.

Urge sistemare il Monte dei Paschi e smaltire i crediti in sofferenza con sistemi più veloci. Bisogna risolvere problemi industriali urgenti: Ilva, Alitalia, il gasdotto internazionale Tap. C'è da rilanciare l'economia che sta rallentando. C'è la questione dell'occupazione. Qui occorre più flessibilità dei contratti di lavoro atipici, regionali, locali, di produttività. Ci vuole, da subito, una linea politica credibile e sostenibile sullo scacchiere internazionale. Tutto ciò richiede un lavoro di squadra, una ideologia omogenea, una guida coerente, autorevole, con ministri, sottosegretari e presidenti di commissioni parlamentari con buoni curricula che debbono fare scelte rapide, basate sulla conoscenza di intricate istituzioni. Ciò per non ripetere gli errori di governi come quello di Monti e seguenti che han sbagliato i calcoli sulla tassazione immobiliare e si son persi nel labirinto delle pensioni con operazioni dilettantesche come quella degli esodati.

O la stima dell'aumento della vita dei pensionandi sulla base di quella della vita media di tutti gli italiani lavoratori e non invece che sulla base della vita media delle varie categorie di lavoratori e classi di reddito, calcolabile con la banca dati dell'Inps. Per sterilizzare l'Iva e ridurre il deficit di bilancio al livello che metta al riparo dal commissariamento europeo (siamo già nella lista nera) ed eviti che sul mercato internazionale del debito pubblico italiano venga il consiglio «sell», vendere, ci sono due diverse linee: sul lato delle spese o delle entrate. La politica delle spese consiste nel ridurre la tendenza delle spese correnti a lievitare, operando con la forbicina del chirurgo finanziario che conosce bene le arterie e le vene della contabilità dei bilanci pubblici nazionali, locali, sanitari, previdenziali e delle aziende pubbliche di vario tipo. Ma soprattutto occorre una scelta ideologia, quella liberale. C'è poi l'altra via: l'aumento delle entrate. C'è chi vuole aumentare la pressione fiscale e chi ha una ideologia liberale e una competenza tecnica operativa e sa che occorre tassar di meno.

Si limita perciò a tagliare privilegi ed evita di metter le mani, dove si sconquassa il mercato che ha bisogno di una riduzione della pesante progressività. Un lavoro di governo coerente, difficile, duro, impopolare: non c'è niente da festeggiare al momento.

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