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Taglia-bollette, si cercano le risorse

Il decreto slitta per recuperare 3 miliardi. Intanto pure Fitch alza le stime sul Pil

Taglia-bollette, si cercano le risorse

Sarà varato la prossima settimana il decreto «taglia-bollette» contro gli attesi rincari del 40% di gas ed elettricità a partire dal primo ottobre. Il provvedimento, per il quale è atteso uno stanziamento di 3 miliardi di euro, è stato al centro di un vertice mattutino tra il premier Mario Draghi, il ministro dell'economia Daniele Franco e il titolare della Transizione ecologica Roberto Cingolani. L'intervento sarà effettuato sui cosiddetti «oneri di sistema», che pesano per il 20% di quanto fatturato nelle bollette e che includono i costi per il decommissioning (smantellamento delle centrali nucleari), per gli incentivi alle imprese energivore e alle rinnovabili nonché i bonus per le famiglie meno abbienti. Considerato che lo stanziamento sarà più che doppio rispetto agli 1,2 miliardi spesi a fine giugno per evitare un aumento del 20% circa nel trimestre in corso, è probabile che l'aggravio per il caro-energia possa riassorbirsi. Il rinvio consentirà di quantificare l'esborso in quanto Arera, l'Authority per l'energia, tra il 29 e il 30 settembre dovrebbe pubblicare gli adeguamenti delle tariffe. Fermare le pressioni inflazionistiche è un imperativo per non ostacolare la crescita. Ieri anche Fitch ha rialzato le stime sul Pil 2021 da +4,8% a +5,7, in linea con quel +6% che dovrebbe essere inserito nella Nadef.

Un intervento sulla componente Iva dell'energia elettrica e del gas avrebbe richiesto tempi biblici in quanto l'imposta sul valore aggiunto è regolata a livello comunitario e, dunque, un ritocco non è un'opzione percorribile senza previo confronto con Bruxelles. In ogni caso, l'iperinflazione dei prezzi energetici non potrà essere affrontata a colpi di deficit di trimestre in trimestre e occorrerà studiare soluzioni durature e che comunque potrebbero comportare maggiori costi per contribuenti e consumatori. Ad esempio, una delle ipotesi in campo per mitigare i rincari è lo spostamento degli oneri di sistema dalle bollette alla fiscalità generale. Il governo ha comunque escluso il «modello spagnolo», ossia una tassazione delle utility e delle aziende energetiche per recuperare le risorse per tagliare le bollette.

«C'è da mitigare l'aumento del trimestre che all'80% dipende dall'aumento del gas», ha spiegato ieri Cingolani aggiungendo che «bisogna ragionare su come è costruita una bolletta, va riscritto il metodo di calcolo; lo stiamo facendo in queste ore». Ma anche per questa ridefinizione occorrerà del tempo, mentre le risorse sono limitate. A luglio gli 1,2 miliardi erano stati recuperati «pescando» per 700 milioni dal serbatoio delle aste Ets, ossia una sorta di tassazione sulle emissioni di CO2 delle aziende. Ora il ministro Franco dovrà inventare qualche escamotage. E mentre Cingolani afferma che «la cosa più importante è accelerare sull'installazione di rinnovabili», il Wall Street Journal ha incolpato proprio la «follia» green dell'inflazione in quanto «le rinnovabili non possono sostituire i combustibili fossili» (l'impennata del gas è infatti dovuta alla minore produzione da petrolio e carbone).

In Parlamento sono sempre più le voci politiche che chiedono a Cingolani di non escludere a priori l'opzione nucleare che, a questo punto, deve essere seriamente messa sul tavolo.

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