Ultimo voto a Montecitorio per il taglio dei parlamentari. Con il rischio, sottile ma non del tutto escluso, che a un passo dal traguardo possa saltare tutto. Il castello della riforma costituzionale che rappresenta il cardine intorno al quale i Cinquestelle hanno costruito la loro potente macchina di propaganda è quasi completo. Manca soltanto la bandierina sulla torre più alta: l'ultimo voto previsto per domani dopo la discussione che si aprirà oggi a Montecitorio. Ma quel castello è una costruzione politica, una House of cards. Un castello fatto di carte giocate dai vari schieramenti allo scopo di mettere in difficoltà i propri avversari. Basta sfilarne una perché tutto crolli. E gli avversari di ieri in questa forsennata stagione politica italiana sono gli alleati di oggi dunque gli equilibri sono davvero precari.
Dato che si tratta di una riforma costituzionale questa legge per passare ha bisogno di quattro passaggi, i primi tre «sì» li ha incassati quando al potere c'era la maggioranza guidata da Luigi Di Maio e Matteo Salvini ora l'ultimo «sì» arriverà dalla nuova maggioranza Di Maio, Nicola Zingaretti, Matteo Renzi e Leu. Insomma la contraddizione è lampante: il Pd che aveva votato contro ora voterà a favore e così faranno (o dovrebbero fare) i renziani al netto di malumori, senso di disagio e mal di pancia.
Ma lo stesso Di Maio non deve essere troppo tranquillo se ieri prima ha auspicato «un voto trasversale» e poi attraverso il blog delle stelle è andato a stuzzicare gli assenteisti del Parlamento apparentemente in difesa della scelta di tagliare le poltrone, tanto più inutili perché spesso vuote, ma in realtà soprattutto per chiamare in causa la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Nel ricordare che la Meloni ha saltato 3.260 votazioni su 4.352 i grillini si chiedono se avrà il coraggio di votare per il taglio. Ma perché mai i Cinquestelle si preoccupano di quello che voterà la Meloni visto che la maggioranza giallorossa sulla carta ha ben 344 voti quando ad approvare la riforma ne bastano 316? Lo spiega bene la Meloni su Facebook. «Perché in vista del voto sul taglio dei parlamentari M5s attacca Fdi, l'unico partito che ha votato la proposta dall'inizio pur essendo all'opposizione?» chiede la Meloni che ha già la risposta: «Cercano di distogliere l'attenzione dal Pd, loro alleato, che aveva sempre votato contro il taglio dei parlamentari, e ora potrebbe, alla chetichella, far mancare i numeri necessari all'approvazione?».
Sul voto pesa pure l'incognita Lega. Salvini ha sempre votato a favore nelle tre precedenti sessioni ed ha annunciato pure voto favorevole per l'ultima.
Ma se si dovessero evidenziare difficoltà interne alla maggioranza certamente il Carroccio non andrà in soccorso dell'ex alleato e insieme a Fdi è pronto ad uscire dall'aula per non fornire alibi ai giallorossi. Con il via libera alla riforma verrebbero eliminati 115 Senatori e 230 deputati, con un risparmio calcolato dai grillini di 100 milioni euro all'anno. Avremmo 200 senatori e 400 deputati: 600 contro i 945 attuali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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