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Taiwan, la Cina spara e fa paura. Xi vuole l'isola entro il 2027

Nello Stretto prova muscolare di Pechino, con esercitazioni e lancio di razzi. La "Finestra Davidson" prevede la conquista con la forza da parte dell'esercito

Taiwan, la Cina spara e fa paura. Xi vuole l'isola entro il 2027

La tensione nello stretto di Taiwan si innalza giorno dopo giorno e agita il mondo. Anzitutto, il 27 dicembre un terremoto ha colpito le acque a Nord dell'isola. I tecnici del leader mondiale della produzione dei semiconduttori, TSMC, hanno dovuto fermare i loro processi produttivi. Si sono adoperati, come sempre a tempo record, per ricalibrare e controllare le macchine più costose del pianeta, che permettono il funzionamento della nostra vita digitale e la vorticosa crescita dell'intelligenza artificiale. Alcune ore dopo la scossa, i manutentori hanno dato la luce verde e le macchine hanno ripreso a funzionare.

Pochi giorni dopo, l'Esercito Popolare di Liberazione ha avviato un'esercitazione attorno all'isola, con obiettivi più profondi delle solite incursioni aeree. Le strutture militari cinesi hanno circondato Taiwan in una simulazione del blocco dei suoi accessi e porti vitali. Le operazioni, denominate "Missione giustizia 2025", hanno coinvolto truppe, navi da guerra, jet da combattimento e tecnologie all'avanguardia come robot umanoidi e cani robotici armati, e hanno causato la cancellazione di numerosi voli internazionali ed interni. E l'altra notte la Cina ha lanciato dei razzi nello Stretto di Taiwan, osservati dai giornalisti presenti a Pingtan, l'isola cinese più vicina alla terraferma di Taiwan, e ha così alzato ulteriormente il livello di tensione.

Questo evento, come altri che lo hanno preceduto, è stato inserito da alcuni analisti statunitensi nella cosiddetta "Finestra Davidson". Si tratta del periodo dal 2021 al 2027, indicato dall'ex ammiraglio Philip Davidson e poi confermato dalla CIA, come finestra temporale entro cui Xi Jinping vuole che il suo esercito sia in grado di prendere Taiwan con la forza. Si tratta di una cronologia controversa, su cui non c'è consenso tra gli esperti, ma che si inserisce all'interno di altre tendenze profonde.

Seguiamo per esempio la traccia del fondatore di Anduril, l'inventore e imprenditore statunitense Palmer Luckey, che ha compiuto una visita a Taiwan quest'estate, visitando la Taiwan AI Academy. Nel suo discorso agli studenti, ha delineato due scenari sul futuro di Taiwan, ipotizzando che una possibile crisi possa verificarsi non nella "data magica" del 2027 ma intorno al 2029. Nel primo scenario, Luckey immagina un'invasione ordinata da Xi Jinping alla quale Taiwan risponde con una preparazione tecnologica schiacciante e il supporto dei suoi alleati. In questa visione, migliaia di droni forniti da aziende come Anduril, alimentati dall'intelligenza artificiale e dai semiconduttori taiwanesi, assieme a sistemi sottomarini autonomi e missili prodotti in massa, riuscirebbero a distruggere la flotta e le forze d'attacco cinesi. Questo esito comporterebbe la neutralizzazione della macchina bellica del Pcc per almeno una generazione, segnando la fine delle ambizioni imperiali del segretario generale Xi Jinping.

Il secondo scenario, che Luckey considera preferibile, si basa sul concetto di deterrenza tecnologica estrema. In questa ipotesi, i vertici militari cinesi, analizzando costantemente i dati e i risultati dei "war games", riferirebbero a Xi Jinping che un'eventuale invasione porterebbe a una vittoria decisiva per Taiwan. Di fronte alla certezza che il prezzo dell'attacco sarebbe troppo alto e il successo impossibile, il leader cinese sarebbe costretto a rinunciare ai propri piani senza sparare un solo colpo. Luckey, anche per i propri interessi commerciali, sostiene una rivoluzione tecnologica su difesa e sicurezza per costringere la Cina comunista ad abbandonare le sue ambizioni, e invita i taiwanesi ad abbracciare questa svolta dalla loro capacità tecnologica tradizionale a una nuova normalità economica e sociale.

Negli stessi giorni del terremoto e dell'esercitazione, il governo cinese ha imposto sanzioni dirette contro vari dirigenti di aziende della difesa degli Stati Uniti, come ritorsione per l'ultimo pacchetto di armamenti destinato a Taiwan. Tra loro, c'è anche Palmer Luckey, che ha "celebrato" l'evento sui social media pubblicando un'immagine di Winnie the Pooh, chiaro riferimento ironico a Xi Jinping.

Nella complessità dello scenario di Taiwan, un elemento essenziale da considerare riguarda la situazione interna, e l'evoluzione della politica. Si pensi al caso di Cheng Li-wun, eletta a ottobre presidente del Kuomintang, il partito oggi all'opposizione che ha una posizione decisamente più morbida verso la Cina comunista rispetto al Partito Democratico Progressista al governo. Cheng Li-wun ha di recente annunciato l'intenzione di incontrare Xi Jinping nel 2026, nella volontà di presentarsi come "adulta nella stanza" rispetto al rischio più concreto di una guerra che potrebbe spaventare una popolazione ancora poco incline alla "strategia del porcospino" proposta da Palmer Luckey.

Di certo, la Cina guarda al 2026 con una particolare attenzione per i movimenti della società e della politica taiwanese, per sottolineare le connessioni economiche tra le due sponde dello Stretto e per amplificare le occasioni di incontro che può volgere a suo vantaggio.

Allo stesso tempo, il 2026 è un anno cruciale per le relazioni tra Washington e Pechino. All'interno della tregua armata che è stata fissata quest'anno, un chiaro obiettivo della Cina è ottenere alcune concessioni, anche in termini di ambiguità lessicali, su Taiwan da Donald Trump. È un obiettivo che Pechino continuerà a perseguire tra gli alti e bassi della relazione, in parallelo amplificando a Taiwan la narrazione per cui gli Stati Uniti, con gli investimenti di TSMC in Arizona, stanno strappando progressivamente all'isola il suo "tesoro".

Lo

scenario militare su Taiwan non è probabile. Eppure, per le ragioni che abbiamo visto, le tensioni sull'isola aleggiano su una regione che ha potuto avere un grande sviluppo economico perché ha vissuto in una situazione di pace.

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