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"Tajani premier? Ha le carte in regola"

Ppe sponsor della candidatura. Gelo della Meloni: prima definiamo i collegi

"Tajani premier? Ha le carte in regola"

Alcuni giornali ieri mattina hanno proposto la candidatura di Antonio Tajani quale aspirante premier per il centrodestra. A spingere verso il coordinatore nazionale di Forza Italia, secondo questi giornali, sarebbero gli ambienti del Partito popolare europeo, preoccupati che a guidare la maggioranza di governo nel futuro parlamento non sia una figura moderata e conosciuta dagli ambienti internazionali.

La proposta, mascherata da notizia, non è maturata in alcun incontro di vertice azzurro o di coalizione. Sono piuttosto gli ambienti europei, e segnatamente del Ppe, a fare il tifo per un personaggio che ha un curriculum di tutto rispetto. Tajani, infatti, è un azzurro della prima ora. Dal '94 siede nel Parlamento europeo. E in questo lungo lasso di tempo è stato per due volte Commissario europeo (All'Industria e ai Trasporti), vicepresidente della Commissione europea e presidente del Parlamento europeo. Apprezzato negli ambienti cattolici, amico personale della presidente in carica del Parlamento europeo (quella Roberta Metsola che proprio lui ha proposto come sostituta di David Sassoli) e del presidente del Ppe, Manfred Weber, Tajani conosce l'arte della mediazione e sa come muoversi in ambienti internazionali. «Di sicuro ha le carte in regola», sottolineano molti suoi colleghi di partito. Che però si affrettano a sottolineare che non è ancora stata messa sul tavolo della trattativa la scelta del candidato.

Di certo, al momento c'è soltanto la data del prossimo vertice. Si terrà mercoledì a Montecitorio. Oltre a Berlusconi, Salvini, Meloni, Cesa e Lupi, ci sarà ovviamente lo stesso Tajani che nel corso di un'intervista ieri si schermiva a proposito della sua candidatura a premier. «Non so nulla - commenta il coordinatore nazionale di Forza Italia - se non che sono sempre stato e sarò pronto a dare il mio contributo per far vincere il centrodestra e soprattutto per presentare un programma, una squadra, una coalizione autorevole e seria per affrontare il momento duro che si presenta. Perché il problema è risollevare l'Italia, non cercare candidati premier».

Bocche cucite tra le file del Carroccio e di Fratelli d'Italia. Non è un argomento su cui dibattere. Prima le regole d'ingaggio, fanno sapere dal partito della Meloni, che negli ultimi giorni si è affrettata a chiedere conferma agli alleati circa la regola dell'indicazione del premier affidata a chi ha preso un voto in più degli altri alleati. La scelta del candidato premier comunque sarà l'ultima da prendere. Per essa infatti bisogna aspettare il voto. Più urgente, semmai, sciogliere il nodo delle liste e delle percentuali per i candidati nei collegi uninominali.

Anche la questione della «fede europeista» viene smontata. Secondo Gianfranco Rotondi, presidente di Verde e popolare, ed eletto nelle liste di Forza Italia, il «fattore europeo» non è decisivo per la scelta della scelta del possibile futuro premier. «Il centrodestra italiano - spiega ai microfoni di Tgcom 24 - non ha bisogno di presentazioni in Europa, si accredita da solo.

Silvio Berlusconi è il solo statista presente nel parlamento europeo, e uno dei leader del Ppe, Tajani è uno degli italiani con maggiore peso internazionale, e la Meloni è presidente dei conservatori europei, una delle forze cardine del sistema europeo, non è la sorella della Le Pen ma la cugina della Merkel».

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