Tallio, l'avvelenatore in cella chiede libri ebraici

«Distaccato dal mondo»: il giovane in carcere sorvegliato a vista. Lunedì l'esame psichiatrico

Tallio, l'avvelenatore in cella chiede libri ebraici

Milano - «Il suo unico interlocutore negli ultimi due anni è stato il computer. E se avesse realmente aderito a una setta - come ha spiegato la madre Cristina ai carabinieri, peraltro, faccio notare, in maniera molto sintetica e condizionata dall'emozione - lo avrebbe potuto fare solo attraverso il pc. Per questo, poiché non riusciamo veramente a comprendere come si sia avvicinato a questo fantomatico Concilio Vaticano II, non pensiamo possa corrispondere in toto alla realtà la sua affiliazione a un gruppo di fanatici che gli avrebbero suggerito di eliminare gli impuri. Risulta più verosimile invece la sua personalissima conversione all'ebraismo. Un fatto questo che spiegherebbe come mai ora abbia chiesto di farsi portare dei testi su questa religione da poter leggere in cella».

Luisa Zanetti, pm della Procura di Monza e responsabile dell'inchiesta sugli avvelenamenti da tallio, parla di Mattia Del Zotto, il 27enne responsabile dell'intossicazione di un'intera famiglia a Nova Milanese, in Brianza, dove da ottobre ha ucciso lucidamente con il metallo velenoso - usato in passato come topicida e arma del delitto in uno dei romanzi di Agatha Christie - i due nonni paterni e una zia. Quindi ha fatto finire all'ospedale, con gravi intossicazioni fortunatamente non mortali, altri due zii, la badante e infine i nonni materni.

Una lista di lutti, dolori e dispiaceri che rischiava di allungarsi ulteriormente se le indagini dei carabinieri della compagnia di Desio, dopo gli ultimi due casi d'intossicazione, non avessero puntato dritte su di lui. Il giovane è stato arrestato giovedì sera ed è stato lui stesso a condurre gli investigatori nelle cantine della sua abitazione, dove teneva altre cinque delle confezioni di tallio che aveva acquistato. E alle quali, secondo i carabinieri, il 27enne ha cambiato più volte nascondiglio nel corso di questi mesi, conscio che altrimenti potessero essere scoperte.

«Ora che, chiuso nel carcere di Monza, non ha più nemmeno il computer, non conoscendolo a sufficienza abbiamo pensato fosse meglio essere prudenti: non si sa mai quale possa essere la reazione di chi per la prima volta entra come detenuto in una cella - prosegue il magistrato -. Per questa ragione è guardato a vista, anche se dal suo atteggiamento distaccato sembra improbabile possa togliersi la vita. Lunedì verrà sottoposto a una visita psichiatrica in piena regola. Al momento è ancora impossibile comprendere come si evolverà questa vicenda, se e come Mattia Del Zotto deciderà di collaborare».

Tutta la vicenda della conversione alla setta appare singolare anche ai pm, anche se non si esclude il coté d'intollerante intransigenza, di esaltazione, che ogni religione si porta appresso.

«Il ragazzo non adoperava il telecomando, aveva staccato tutte le prese nella sua stanza e a suo dire si era distaccato dalle cose elettroniche

per vivere con poco - conclude la Zanetti - Tuttavia usava internet, di continuo. E questa mi sembra una contraddizione non da poco. Per questo mi sento di sottolineare una volta di più che su di lui sappiamo davvero poco».

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