Andrea Cecconi e Carlo Martelli, i due imbroglioni dei bonifici annullati, sono le vittime di «una fonte interna al Movimento Cinque Stelle che ha voluto colpirli per mettere in difficoltà Luigi Di Maio e Davide Casaleggio». La confidenza fatta al Giornale da un insider del gruppone parlamentare pentastellato fa emergere un clima da «guerra totale» al nuovo stato maggiore grillino. La faida coinvolge il deputato e il senatore beccati da «Le Iene» (che lo metteranno in rete sul proprio sito per evitare i problemi di par condicio) con le mani nella marmellata, ma i veri obiettivi sono i due artefici della «mutazione genetica del M5s»: Di Maio e Casaleggio jr. Il politico rampante e il principe ereditario della democrazia diretta.
«Per me può scrivere anche senza condizionale» prosegue la fonte del Giornale. Ma perché Cecconi e Martelli? La logica dell'autore della soffiata sulla rimborsopoli a Cinque Stelle sarebbe quella di puntare il dito subito contro due personaggi che non sembrano essere scelti proprio a caso. Andrea Cecconi, marchigiano, 34 anni, è entrato da subito nelle grazie dell'ambizioso Luigi Di Maio. Un «fedelissimo». Il 4 settembre del 2014, parallelamente all'ascesa del vicepresidente della Camera, diventa capogruppo a Montecitorio e mantiene la carica fino al 9 febbraio 2015. L'infermiere di Pesaro «molto amico di Di Maio» diventa un pezzo grosso nel gruppo parlamentare grazie alla fedeltà a quello che poi sarà il nuovo «capo politico». Gli ortodossi cominciano a storcere il naso e meditano la vendetta.
E se Cecconi, in questa faida interna, è la controfigura di Di Maio, il senatore Martelli è il bersaglio perfetto per mettere in difficoltà Davide Casaleggio. Il matematico di Novara dalle parti di Via Morone (sede milanese della Casaleggio Associati ndr) è considerato una specie di genietto dei codici. Nel gruppo parlamentare «è uno dei pochi che possiede alcune chiavi d'accesso informatiche del Movimento». Una delle pedine fidate dell'azienda. Tanto che ad Imola, durante la kermesse «Italia 5 Stelle» del 2016, Max Bugani, triumviro di «Rousseau» e altro uomo di Casaleggio, lo definì con queste parole: «Abbiamo un portavoce che è un pozzo di scienza: nel suo cranio non c'è un normale cervello. C'è un hard disk da novemila giga». E poi la mezza rivelazione: «Ha tutti i codici, tutte le informazioni, apre i file quando vuole». Ed ecco servita la seconda vittima del delitto perfetto.
Così mentre Cecconi e Martelli dicono che rinunceranno al seggio e Di Maio si agita: «Faremo le verifiche fino all'ultimo centesimo», si temono altre puntate della saga fratricida. Per ora, dicono, «sta continuando a lavorare al dossier anche un fuoriuscito dal M5s». Perché la pratica del bonifico «truccato» sembra abbastanza diffusa tra i parlamentari pentastellati. Lorenzo Andraghetti, ex assistente del deputato grillino Paolo Bernini, contattato dal Giornale, non appare sorpreso: «Io avevo già denunciato questa pratica e avevo spiegato il sistema anche a Filippo Roma, l'inviato de Le Iene che poi ha firmato il servizio». Per Andraghetti però «non sempre è facile dimostrare l'annullamento del bonifico».
L'escamotage è quello di indicare sul sito delle restituzioni la dicitura bonifico «inserito» anziché bonifico «eseguito». Secondo il sito Maquantospendi.it, le donazioni dei parlamentari continuano a scendere rispetto ai primi anni. E «chi si è stancato della nuova gestione del Movimento» ha compiuto la prima vendetta.
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