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"Tampone ai vaccinati". È già scontro

L'idea Cts per gli eventi con picco dei contagi. Al vaglio anche mascherine all'aperto

"Tampone ai vaccinati". È già scontro

I contagi stanno aumentando e in ospedale si registrano anche ricoveri di persone già vaccinate, soprattutto verso la scadenza dell'effetto della seconda dose. Significa che la variante Omicron è probabilmente un po' più cruda rispetto a quanto ipotizzato all'inizio. E qualcosa va fatto per evitare che i numeri dei malati diventino troppo grandi per essere gestiti. Oltre alla terza dose, il governo sta anche pensando a mosse che abbiano l'effetto di un freno a mano sulla catena dei contagi. Ed è quindi probabile che a breve venga chiesto il tampone anche ai vaccinati che vogliono partecipare ai grandi eventi. Una precauzione in più, per evitare che il virus trovi spazio fra chi è in attesa della terza dose o attecchisca in quel 5-10% di persone a cui il vaccino non genera anticorpi. «È un'ipotesi da considerare se la situazione epidemiologica dovesse peggiorare» sostiene Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Css ribadendo che «va tutelato il vantaggio che è stato accumulato dal nostro Paese e soprattutto vanno protette le vite degli italiani».

In caso di peggioramento dei dati, potrebbe anche scattare l'obbligo delle mascherine all'aperto. Uno sforzo minimo per non dover imporre tra un po' restrizioni più severe e vincolanti. «Alcuni sindaci - spiega Locatelli - hanno già adottato questa misura. Prendo ad esempio Bergamo, che è la mia città, dove il sindaco Gori ha posto l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto in alcuni casi. Può essere una misura utile». «Giusta e proporzionata» secondo Locatelli anche la stretta sugli arrivi in Italia, decisa con un'ordinanza dal ministero della Salute che ha imposto il tampone per chi entra nel nostro Paese e la quarantena per i non vaccinati. «La linearità del ragionamento di Draghi è assolutamente evidente. Le scelte vogliono tutelare quella situazione di vantaggio che connota il nostro Paese. Le ritengo condivisibili e proporzionate al potenziale rischio. In Italia la variante Omicron ha una diffusione ancora limitata. Viene richiesto un tampone, non viene richiesto chissà cosa».

Il tampone per partecipare ai grandi eventi, ad esempio ai concerti, viene ben visto dalla maggior parte dei virologi, ma non all'unanimità. «Un tampone Covid anche per i vaccinati che vogliono partecipare a grandi eventi ci sta assolutamente come forma cautelativa» è il parere del virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. «Il super green pass serve, ma già la variante Delta, e ora la Omicron che è ancora peggio - precisa - può creare una situazione pesante, quindi io credo che assolutamente sia importante questo come precauzione ed è fondamentale la prospettiva di una stretta».

Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive all'ospedale Policlinico San Martino di Genova, invece boccia l'ipotesi: «Pensare a questa ipotesi - evidenzia Bassetti - vorrebbe dire che la strategia del green pass e del super green pass è stata una stupidaggine. In pratica, è come dire che il fatto che ti sei immunizzato non serve a niente perché ti devi fare il tampone. Spero che questa misura non passi - auspica - perché sarebbe un unicum a livello europeo e mondiale. I grandi eventi si possono fare lasciando l'ingresso ai vaccinati e a chi ha fatto la malattia.

Ma pensare di portarsi avanti dicendo che per i grandi eventi ci vuole un tampone è minare la strategia del governo italiano». Bassetti reputa invece ragionevoli le restrizioni per chi entra in Italia: «Chi non è vaccinato si fa la quarantena e chi vaccinato il tampone. Lo fanno anche altri Paesi con noi, la trovo una decisione corretta».

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