Cronache

Tangenti al ministero, arrestato l'editore dell'agenzia "Dire"

Il gip: "Mazzette da 500mila euro alla funzionaria"

Soldi e utilità per circa 500mila euro in favore di un ex funzionario del ministero dell'Istruzione in cambio di affidamenti per 23 milioni di euro di denaro pubblico. Con l'accusa di corruzione è stato arrestato ieri su richiesta della procura di Roma l'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco - titolare di tre società nella Capitale attive nella formazione e dell'agenzia di stampa «Dire». A ricevere le presunte tangenti, secondo l'accusa, l'ex capo dipartimento per le risorse umane del Miur, Giovanna Boda, la dirigente che nell'aprile scorso alla notizia dell'inchiesta aveva tentato il suicidio. «Le accuse a me rivolte mi hanno sconvolto - dice oggi attraverso il suo legale, Giulia Bongiorno - Non chiedo compassione, ma rispetto per l'umiliazione e il dolore che mi sono stati inflitti. Ho sempre servito lo Stato con rigore e onestà: ho chiesto di essere interrogata proprio per chiarire la mia posizione. Questa situazione, però, mi ha reso molto fragile, dunque per il momento chiedo a tutti rispetto e comprensione per lo stato di prostrazione in cui mi trovo».

Le indagini del nucleo Valutario della guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Carlo Villani, sono partite da segnalazioni di operazioni sospette e hanno seguito i flussi finanziari. L'imprenditore, grazie alle elargizioni alla funzionaria, avrebbe avuto una corsia preferenziale per ottenere progetti pubblici dal Miur - 23 milioni di euro totali su cui però sono ancora in corso accertamenti. Una posizione privilegiata dalla quale aveva anche accesso a riunioni riservate al ministero proprio sui progetti da affidare. In cambio di carte di credito, bonifici, spese per il noleggio di auto, pagamento della domestica, del canone di locazione per l'appartamento dei genitori, promesse di assunzioni e promesse di acquisti di immobili. Scrive il gip Annalisa Marzano nell'ordinanza di custodia cautelare, che l'imprenditore «si muoveva e si muove ancora con disinvoltura all'interno del dipartimento potendo contare su rapporti di collaborazione risalenti e consolidati» e avrebbe potuto «perseverare nell'illecito per accaparrarsi l'aggiudicazione di gare già bandite ovvero predisporre i futuri bandi e o progetti». Ai domiciliari anche Valentina Franco e Fabio Condoleo, i presunti mediatori, dipendenti dell'imprenditore ma allocati al ministero come collaboratori di Boda. «C'avete i telefoni sotto controllo come cazzo ve lo devo dire e c'ho pure il mio, mo basta», diceva l'imprenditore in una riunione al ministero il 26 marzo scorso, intercettato dagli investigatori. Un «tono perentorio» che secondo il gip conferma in «il peso rivestito da costui all'interno del dipartimento del quale mostrava di averne il controllo».

Lunedì prossimo l'interrogatorio di garanzia.

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