Tanta tattica tra i partiti. Ma nessuna strategia

Fatica a farsi largo tra la gente la percezione di una prospettiva. Un approdo, una visione, un'idea che valichi gli angusti confini delle contingenze

Tanta tattica tra i partiti. Ma nessuna strategia

Fatica a farsi largo tra la gente la percezione di una prospettiva. Un approdo, una visione, un'idea che valichi gli angusti confini delle contingenze e oscillando come si conviene tra storia e utopia alimenti quel sottile bisogno di toccare con mano un sogno. O quantomeno di dare un senso un po' più alto della semplice amministrazione alle fatiche e alle incertezze odierne.

Stentano tutti, persino Draghi. «Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce», disse un anno fa illustrando alle Camere il suo programma di governo. Intendeva dire che la fase pandemica coincide con una fase di cambiamenti radicali e repentini del potere, della tecnica, del lavoro e della società in Italia e nel mondo. Quando riaccenderemo la luce nulla sarà come prima. Vero, ma come sarà? Difficile rispondere. Conosciamo singoli obiettivi del Piano di ripresa e resilienza, ma ne ignoriamo il disegno complessivo. A quale idea di Italia e di futuro stanno lavorando il presidente del Consiglio e i suoi ministri? Mistero.

Un mistero che si infittisce se spostiamo lo sguardo sui partiti. Secondo la Costituzione, i partiti politici servono a «determinare la politica nazionale». Ma la politica latita e di «nazionale» si vede poco. Al netto del fondamentale governo dell'emergenza sanitaria, è tutto uno sventolare di bandierine sopraffatti dal timore di perdere voti. In Germania, per esempio, non funziona così. Per dare vita al penultimo governo di larghe intese, i capi dei partiti politici tedeschi hanno stilato un poderoso programma e a quello si sono attenuti senza fare tante storie fino alla fine della legislatura nell'interesse, appunto, della nazione. Partiti antichi, nervi saldi. Nervi tenuti a freno in particolare dai dirigenti dell'Spd, che sotto la Merkel hanno assistito stoicamente alla progressiva erosione dei loro consensi e che oggi, ma guarda un po', hanno espresso il cancelliere. C'era una visione, c'era una prospettiva. C'era il senso di una responsabilità comune. Esattamente quel che manca sia al centrosinistra che al centrodestra italiani. Soprattutto al centrodestra, purtroppo.

E non solo perché Giorgia Meloni ha scelto di vivere di rendita all'opposizione e, dopo aver fallito il tentativo di portare il «sovranista» Draghi alla presidenza della Repubblica, oggi si smarca dagli alleati persino su un tema identitario come la Giustizia. Pur di bruciare Salvini, si schiera con Travaglio...

C'è molta tattica, insomma, ma non si percepiscono strategie.

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