Europa

Tanti aiuti a parole, poi ci lasciano soli. Cari euro-leader, evitateci l'ipocrisia sugli immigrati

Già è rivoltante vederli blindare frontiere e valichi, creando un cordone intorno all'Italia, mentre a noi impongono di accogliere qualunque disperato voglia sbarcare in Europa

Tanti aiuti a parole, poi ci lasciano soli. Cari euro-leader, evitateci l'ipocrisia

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Tanti aiuti a parole, poi ci lasciano soli. Cari euro-leader, evitateci l'ipocrisia

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Già è rivoltante vederli blindare frontiere e valichi, creando un cordone intorno all'Italia, mentre a noi impongono di accogliere qualunque disperato voglia sbarcare in Europa. Figuriamoci poi se ora, dopo anni di menefreghismo e scaricabarile, dobbiamo persino sorbirci stucchevoli dichiarazioni di solidarietà e vicinanza. Gli «amici italiani», blaterano i francesi mentre inviano elicotteri e mezzi antiterrorismo al confine con Ventimiglia. I tedeschi, invece, dopo aver sospeso l'accoglienza per qualche giorno (giusto per «mandare un segnale» a Roma), si sperticano in applausi lodando la nostra «responsabilità umanitaria». Sembra quasi di vederli sghignazzare sotto i baffi. «È l'ora della solidarietà», gongolano (mentendo). Perché poi, puntualmente, tutto il peso dell'emergenza immigrazione resta, sempre e soltanto, sulle nostre spalle.

Prendete l'Alto rappresentante per la politica estera europea, il socialista Josep Borrell, quello che a Bruxelles, a braccetto con l'eurosinistra, briga per boicottare il memorandum sottoscritto da Ursula von der Leyen per fermare i barconi. Ieri ha invitato gli Stati dell'Unione a «mostrare solidarietà all'Italia in un momento difficile». Proprio lui che, bloccando i fondi, lascia a terra la Guardia Nazionale tunisina che dovrebbe pattugliare le coste da cui partono gli scafisti, ha il coraggio di dire che l'Unione europea sarà sempre al nostro fianco, che «i confini vanno controllati» e che tutti hanno il dovere di farlo. Solo l'Italia non può. Quando ci prova, finisce subito impallinata.

A parole, però, tendono tutti la mano. Come il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. Nei giorni scorsi è volato in Sicilia e, insieme a Sergio Mattarella, ha visitato un centro di accoglienza. Peccato che, mentre lui lodava l'accoglienza italiana, veniva fuori che tra i grandi finanziatori delle Ong c'è proprio il governo tedesco. Donazioni a sei zeri, non pochi spicci. E, sebbene il ministro dell'Interno Nancy Faeser ammetta che tutti i problemi sono sulle spalle dell'Italia, nessuno a Berlino si sogna di mettere in discussione quel trattato di Dublino disegnato su misura delle esigenze della Germania e per tenere i clandestini nei Paesi di primo approdo come l'Italia.

Se il doppio gioco Olaf Scholz e compagni è evidente, quello dei francesi è ancora più smaccato. Da una parte il presidente Emmanuel Macron invita ad essere solidali con Roma, dall'altra l'Eliseo blinda la frontiera con la Liguria; da una il ministro dell'Interno Gérald Darmanin blandisce gli «amici italiani» offrendosi di aiutandoci nei rimpatri coi «Paesi con cui abbiamo buone relazioni diplomatiche», dall'altra fa sapere che non accoglieranno un solo immigrato sbarcato a Lampedusa.

È questo duplice volto a renderli ancor più insopportabili. Almeno la smettano di prenderci per i fondelli dicendo quanto siamo bravi e solidali ad accogliere i migranti.

Ci risparmino questo teatrino indecoroso.

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