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"In tanti Paesi aprono i seggi molti giorni prima del voto"

"In tanti Paesi aprono i seggi molti giorni prima del voto"

Onorevole Stefano Ceccanti, i tanto sospirati referendum sulla giustizia sono stati fissati per il 12 giugno. Una buona notizia?

«Sì, significa che dei cittadini si sono mobilitati e che si affidano o al Parlamento, se è in grado di provvedere anche prima, o all'insieme degli elettori. Come ricordava Moro alla Costituente il referendum tenta di rispondere a possibili scarti tra cittadini e rappresentanza. Poi si vedrà dal libero voto se lo scarto c'era o no».

Il voto in una sola giornata è sufficiente?

«Per tutte le elezioni dobbiamo porre i cittadini, in una società molto dinamica che li porta a muoversi costantemente, in condizione di votare. Non a caso il Governo ha istituito una Commissione che sta lavorando per arginare l'astensionismo e alla Commissione Affari costituzionali affrontiamo un progetto che si chiama voto dove vivo' per far votare i fuorisede. In vari Paesi si consente di aprire un certo numero di seggi già alcuni giorni prima del voto. Soprattutto non si può essere strumentali: favorire la partecipazione quando ci piace e sfavorirla quando non ci piace. Per questo dovremo utilizzare questa occasione, nel velo di ignoranza su quali saranno i prossimi referendum, per prendere un orientamento stabile sul numero dei giorni e sull'abbinamento con le amministrative».

Esiste un divieto di accorpamento tra i referendum abrogativi e le politiche. Qual era lo spirito del legislatore?

«Quello specifico divieto fu pensato in vista del primo referendum, quello sul divorzio. I partiti della maggioranza non volevano dividersi sul referendum nel giorno delle Politiche. Quella comunque è l'unica limitazione, tutto ciò che non è proibito è permesso».

Come si spiega che il comitato promotore avrebbe voluto i referendum in un momento diverso dal voto amministrativo, per valorizzare il dibattito sui contenuti?

«Quando si danno a una persona più schede il giudizio sull'una non trascina più di tanto quello sull'altra. Basti vedere lo stesso giorno la differenza tra il voto europeo e quello amministrativo che sono sempre abbinati. Per questo credo che l'abbinamento sia positivo».

Crede che l'esito dei referendum avrà un effetto sulle relazioni tra Pd e M5S? Se sì, quale?

«Non dobbiamo ragionare in termini politicistici. Noi sosteniamo convintamente il Governo Draghi e l'operato del Ministro Cartabia. Se ci sono dei quesiti che vanno nella direzione del programma di Governo li dobbiamo sostenere, se sono divaricanti li dobbiamo avversare. Poi ognuno trarrà le conseguenze che crede».

Oltre il perimetro dell'alleanza giallorossa, intravede nuovi scenari?

«Io vedo un ottimo Governo, rispetto al quale dobbiamo proporre una continuità dinamica da posizioni di centrosinistra. Intorno a noi ci sono anzitutto delle forze politiche guidate da persone che facevano parte del Pd (Calenda, Renzi e Speranza). Sarebbe strano che non ci parlassimo.

Poi c'è il M5S ed è una sfida su livelli diversi: noi però alla Camera col M5S lavoriamo molto bene».

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