Il Tar della Campania ha respinto i ricorsi presentati per le liste «Prima Napoli» (promossa dalla Lega) e per le due civiche di diretta ispirazione del candidato sindaco Catello Maresca, che erano rimaste fuori dalla competizione per le Comunali di Napoli dopo la decisione della Commissione prefettizia. Stessa sorte per la lista «Movimento quattro zampe - Partito animalista». Riammessa, invece, la civica vicina al candidato sindaco Alessandra Clemente, anch'essa fermata nei giorni scorsi dalla Commissione prefettizia.
Si preannuncia, quindi, un cammino in salita quello che attende la compagine di centrodestra che affianca l'ex magistrato Maresca nella sua corsa al Comune napoletano. Il candidato sindaco non misura le parole di fronte a questa sentenza. E parla di «scandalosa decisione politica», che «sancisce la morte della democrazia». «La forma - spiega Maresca - non può vincere sulla sostanza. Qui si sta consumando un vero e proprio esproprio della sovranità popolare. Così si mette seriamente a rischio il diritto-dovere di migliaia di cittadini di esprimere il proprio voto». Il magistrato in aspettativa annuncia che già oggi sarà presentato un ricorso al Consiglio di Stato «per far valere le nostre legittime aspirazioni a vivere in un Paese democratico».
La sentenza del Tar diventa di fatto argomento di campagna elettorale tra Gaetano Manfredi, candidato del centrosinistra (Napoli è l'unica città in cui il candidato è diretta espressione di un accordo tra Pd e Cinquestelle) e lo stesso Maresca. «Dispiace - commenta l'ex rettore della Federico II - ma noi siamo una democrazia basata sulle leggi e quindi, soprattutto quando si parla di elezioni, dobbiamo rispettare le leggi». «Io difendo il diritto dei napoletani, sancito dalla Costituzione, di votare democraticamente - replica Maresca -. Il candidato della sinistra è abituato ai diktat di partito, noi no.
Noi ci battiamo per quanti vogliono il cambiamento». Anche il segretario regionale della Lega, Valentino Grant, parla di «ferita per la democrazia» e avverte: «Confidiamo che il Consiglio di Stato possa restituire alla città la facoltà di scegliersi il futuro».
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