Nella sua recente visita a Roma (catalogata ufficialmente come un successo per l'Italia) il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha ribadito il mantra che Bruxelles riserva da almeno cinque anni all'Italia: spostare la pressione fiscale «dal lavoro verso consumo e proprietà». Quindi tagliare imposte sulle attività economiche, tassare patrimoni e aumentare l'Iva. Aveva lamentato che da questo punto di vista il governo Renzi non ha fatto abbastanza. Ora queste indicazioni potrebbero entrare nelle raccomandazioni all'Italia in arrivo mercoledì.
È noto che l'esecutivo europeo ci dovrebbe graziare per quanto riguarda i conti del 2016. Ieri fonti del governo si dichiaravano fiduciose. Ma sul 2017 il governo dovrà riallinearsi agli obiettivi di Bruxelles, senza sconti. Deficit all'1,8% del Pil, quindi. Obiettivo che secondo la Commissione sarà possibile raggiungere solo facendo scattare le famose clausole di salvaguardia che l'Italia si porta dietro dal 2013, quindi un aumento dell'Iva e delle accise. Aumenti solo parziali. Le indiscrezioni di questi giorni dicono che la Commissione abbia raccomandato aumenti parziali. Dai 15 miliardi previsti a normativa vigente a poco più di 7 miliardi. Una dimensione di quanto potrebbe costare l'ha data ieri il centro studi di Unimpresa. Se l'aumento Iva fosse pieno, quindi al 25% fino al 2018 il conto sarà da 922 euro a famiglia.
La Commissione europea lo chiede anche perché fino ad oggi il governo italiano non ha detto come troverà i soldi per disinnescare le clausole di salvaguardia. Solo impegni generici, che ieri sono stati ribaditi, sempre in modo ufficioso, da fonti del ministero dell'Economia guidato da Pier Carlo Padoan. Niente aumenti per Iva e accise, ma spending review e revisione delle tax expenditures. Il tutto per 15 miliardi di euro.
Obiettivo ambizioso per il governo. Anche perché l'alternativa è un aumento di una delle imposte sui beni e servizi venduti che bloccherebbe i timidissimi segnali che arrivano dai consumi interni. E che cadrebbe a fine legislatura, a ridosso delle prossime elezioni politiche. Sempre che il governo non dia per scontato che la legislatura finisca in anticipo e le elezioni arrivino prima della stangata fiscale.
Renzi non vuole (e non può permettersi più) sacrifici per gli italiani e proprio per questo tutte le misure che sono già state messe nell'agenda della legge di Stabilità, descritte fin nei dettagli, sono di spesa. Taglio delle tasse (il piano fiscale da attuare in particolare per le aziende), riforma delle pensioni con margini di flessibilità in uscita per chi è vicino all'età del ritiro e ora misure pro famiglia.
Chieste a gran voce dai cattolici della maggioranza dopo l'approvazione delle unioni civili, stanno prendendo forma e si parla con insistenza di un raddoppio del bonus bebè. Niente di specifico, sul come verranno trovate le risorse. Il conto potrebbe rivelarsi troppo salato da pagare.
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