Roma vuole i soldi delle tasse dagli alluvionati, l'Europa chiede loro di restituire gli aiuti concessi in passato.
Disorientato anche lui dal mutamento delle stagioni, Babbo Natale s'è vestito da Befana ed alle vittime delle alluvioni di tutta Italia ha portato regali al sapor di cenere e carbone. Un pacco in piena regola («il regalo di Natale di Renzi» l'ha definito Zaia), consegnato dal Governo attraverso il ministro delle finanze Pier Carlo Padoan, calatosi nei camini per notificare le volontà del ministero, che nella giornata di ieri ha anticipato gli scenari futuri: a breve comparirà in Gazzetta ufficiale un decreto col quale sarà fissato al 20 dicembre (fra 3 giorni) lo spirare della sospensione accordata per il pagamento dei tributi nelle zone straziate dal maltempo. A chi dovrà regolarizzare la propria posizione con l'erario resterà tempo sino al 22 dicembre per farlo.
Testualmente: «Gli adempimenti e i versamenti tributari nei Comuni colpiti dalle alluvioni nei mesi scorsi, e per i quali era stata prevista la sospensione fino al 20 dicembre 2014, devono essere effettuati in unica soluzione entro il 22 dicembre. La disposizione è contenuta in un decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze». Dunque, tutti di corsa a pagare Iva, Irpef, Irap, a dispetto delle rassicurazioni ricevute a più riprese. E senza eccezione alcuna: in fila agli sportelli dovranno mettersi i genovesi (che almeno potranno contare sul rinvio al 28 febbraio, disposto dal Comune, di Imu, Tasi, Tari e Cosap) e, per rimanere alla nota diramata da via XX Settembre, «tutti i Comuni indicati nei precedenti decreti di sospensione e localizzati in Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia e nella provincia di Foggia». Prescrizioni confermate dai vertici dell'Agenzia delle Entrate ed accolte con muto imbarazzo a sinistra. Stretto tra l'incudine della fedeltà al Governo ed il martello che rischia di vedersi tirare appresso dai suoi corregionali, il presidente della Liguria Claudio Burlando si è esibito in una piroetta sul filo dell'equilibrio: «Ritengo che nel decreto Milleproroghe - s'è affannato a suggerire il Governatore ligure - si debba trovare spazio per dare ulteriore ossigeno a chi è in difficoltà. La conoscenza di chi ha avuto danni c'è, è precisa e nominativa, quindi si può evitare di concedere il beneficio a pioggia e aiutare chi ha davvero bisogno». Se l'Esecutivo romano avesse avuto i colori del centrodestra, forse sarebbero state già erette le barricate. Quelle che per legittima difesa saranno con ogni probabilità alzate in Piemonte: con tempismo fantozziano proprio ieri l'Unione europea ha fatto sentire la sua voce per far sapere a circa 15.000 imprese piemontesi che dovranno restituire le agevolazioni ottenute per i disastri climatici patiti nel 1994. «Costituiscono aiuti di Stato», ha tuonato Bruxelles col conforto, sul punto, della Corte di Giustizia europea. Così per migliaia di piccoli e medi imprenditori si schiudono ora scenari da inferno: rimandare indietro milioni di euro (ammesso che qualcuno possa concedersi il lusso di farlo) oppure rendicontare al centesimo le provvidenze incassate vent'anni fa (facile a dirsi, impossibile a farsi). Una situazione senza via d'uscita, tant'è che al solito s'è levato il coro di chi invoca una soluzione politica.
Con la speranza che non sia quella messa in pratica a Genova, quando con fango ed acqua ancora nelle strade il 12 ottobre il Prefetto decretò lo slittamento al 14 delle cartelle esattoriali in scadenza il giorno 13.Piove. E che sia italiano o europeo, non v'è dubbio: Governo ladro.
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