Tasso di positività al 22%, in zona gialla due italiani su tre

Una percentuale così alta nel marzo 2020. Oltre i limiti 11 regioni: dai bar allo sci, no vax all'angolo

Tasso di positività al 22%, in zona gialla due italiani su tre

Il Capodanno allenta la presa sui contagi, ma è soltanto un'illusione, frutto dei pochi tamponi effettuati il primo dell'anno. Ieri sono stati registrati 61.046 nuovi contagi, meno della metà degli ultimi due giorni. Altissima la percentuale di tamponi positivi rispetto a quelli effettuati (278.654), il 21,91 per cento. Così alta era stata soltanto nel marzo 2020, quando di tamponi se ne facevano in media 20mila al giorno. Nella settimana che si è chiusa ieri i casi totali sono stati 680.592, con un'incidenza di 1.148,53 ogni 100mila abitanti, un livello mai toccato prima. Si pensi che la settimana precedente (20-26 dicembre) i casi erano stati meno della metà (258.143) e quella precedente ancora 163.648. In due sole settimane i casi sono aumentati di oltre quattro volte. Una progressione spaventosa. Che per fortuna non appartiene al dato sui morti (133 ieri): nella settimana chiusa ieri sono stati in tutto 1.035 e quella precedente 970 (+6,70 per cento). Crescono di poco i ricoveri nei reparti ordinari (11.756, +491 rispetto al giorno precedente) e nelle terapie intensive (1.319, +22). Gli attuali contagiati, che sono 1.070.537, uno ogni 55. Impressiona il dato della Lombardia, dove è attualmente positivo uno su 34.

Da oggi entrano in giallo altre quattro regioni, tutte importanti: Lazio, Lombardia, Piemonte e Sicilia, che si aggiungono a Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Veneto e province autonome di Bolzano e Trento. In totale sono in «punizione» 36,8 milioni di italiani su un totale di 59,2, pari al 62,20 per cento, quasi due su tre. Con i numeri attuali rischia l'arancio la Liguria, che la l'occupazione dei reparti in area non critica al 28,91 per cento (il limite è al 30) e quella delle terapie intensive al 21,46 (il limite è il 20).

La fascia gialla in realtà non comporta sconvolgimenti nella vita quotidiana rispetto a quella bianca, soprattutto per chi è in possesso di green pass rafforzato. La principale novità è costituita dall'obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto fino al 31 gennaio, anche per i vaccinati, mentre per salire sui mezzi di trasporto e per accedere a teatri, cinema e stadi ci vorrà quella Ffp2, più protettiva. Niente mascherina per i bambini al di sotto dei sei anni, per i soggetti con patologie o invalidità che non permettono di indossare i dispositivi di protezione individuale, per chi svolge attività sportiva.

Bar e ristoranti restano aperti, ma il consumo al banco e a tavoli (al chiuso e all'aperto) è consentito solamente a chi è in possesso del super green pass o alle categorie esenti dal vaccino (compresi per ora gli under 12). Per i non vaccinati né guariti resta solo la vendita di cibi e bevande da asporto oltre naturalmente al delivery.

In realtà fin da adesso ma ancora di più a partire dal prossimo 10 gennaio la vera differenza la farà non tanto il colore della regione ma il possesso del green pass rafforzato. Senza di esso non si potrà salire sui mezzi di trasporto, non si potrà soggiornare in hotel, sedere come detto al tavolo del ristorante, nemmeno all'aperto, visitare una mostra, andare a sciare, alle terme o in piscina. Il green pass base, quello ottenibile semplicemente con un tampone negativo, continua per ora a servire solo per il lavoro, ma anche questa facoltà sembra avere i giorni contati.

Va ricordato che anche la quarantena da contatto con positivo di chi ha il green pass rafforzato è molto differente rispetto a quella di chi non ce l'ha: nel primo caso nessuna quarantena ma

solo autovigilanza e obbligo di mascherina Ffp2 per chi è asintomatico, mentre in caso di sintomi c'è l'isolamento e un tampone di uscita dopo cinque giorni; per i non vaccinati invece resta la quartantena di dieci giorni.

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