Avrebbero dovuto incontrarsi, telefonarsi, chiarirsi. Ma per il momento Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio non fanno altro che studiarsi a vicenda. In un risiko di strategie interne, i due ex amici muovono ognuno le proprie pedine cercando lo scacco matto.
Dibba è convinto di avere dalla sua parte la stragrande maggioranza della «base». Quegli attivisti che stanno continuando a criticare Di Maio sul Blog delle Stelle e commentando i post sul profilo Facebook del capo politico. L'ex deputato vuole rappresentare l'orgoglio identitario del M5s, annacquato dopo un anno di governo insieme alla Lega di Matteo Salvini. Gli alfieri della partita di Di Battista sono i due padri nobili: Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Nonostante le smentite, tra gli uomini vicini a Di Maio monta giorno dopo giorno l'insofferenza per le manovre del presidente dell'Associazione Rousseau. E c'è chi arriva a dire che «a Casaleggio non va bene che il Movimento abbia una leadership politica consolidata, quindi per preservare la sua posizione preferisce cambiare leader». Un king maker a tempo indeterminato circondato da dirigenti politici a scadenza, è questa la sintesi dell'antologia dei veleni che circolano in ambienti vicini a Di Maio. Grillo approverebbe una svolta identitaria con l'obiettivo di smarcarsi dal Carroccio.
Ma ogni partita decisiva si gioca su più tavoli. Dunque, non ci sono soltanto il guru e il garante, perché contano anche i parlamentari e i referenti sul territorio. Su questo terreno, Di Maio sta allestendo la contraerea. Di Battista si è mostrato più volte deluso «da alcuni suoi amici in Parlamento» dai quali si è sentito abbandonato dopo il rientro lampo in prima linea sulla scena politica a febbraio scorso per le Regionali, perse, in Abruzzo. Il capo politico, da par suo, sta lavorando per compattare al massimo i gruppi parlamentari. Di sicuro, deputati e senatori sono monolitici nell'insofferenza per Di Battista. Nelle chat fioccano gli attacchi a Dibba e c'è chi si è spinto a invocare una sorta di «Daspo» per l'ex deputato: «Non vogliamo più vederlo dentro questo Palazzo, alle nostre riunioni. Il riferimento è all'ultima assemblea congiunta del 29 maggio. Secondo diversi parlamentari, Di Battista avrebbe partecipato a quella riunione a Montecitorio «per condire il suo libro con particolari piccanti» e «sta facendo tutto questo per sé, per il suo libro e per fare le scarpe a Di Maio». Sul fronte della riorganizzazione, a questo punto il nome di Di Battista dovrebbe essere espunto dal «direttorio bis» nazionale, che sarà affiancato alla struttura dei coordinamenti regionali in fase di avvio.
Proprio dal territorio emerge un'altra faglia di divisione sulla Tav, battaglia simbolo della storia grillina. Le dichiarazioni del viceministro dell'Economia Laura Castelli in un'intervista pubblicata da Repubblica sono state interpretate dai grillini piemontesi come un'apertura a una versione «leggera» della Torino-Lione. Anche questo tema, cade come una patata bollente nelle mani di Di Maio, che ha già un incontro in programma per il 5 luglio con eletti e attivisti di Piemonte e Valle d'Aosta. Ieri la Ue ha chiesto a Italia e Francia di chiarire entro luglio se e come intendono portare avanti il progetto, pena la restituzione di 120 milioni già ricevuti.
Nel frattempo, dal Blog delle Stelle è arrivato l'annuncio della votazione per i nuovi probiviri, che scatterà oggi dalle 10 fino alle 20.
I due membri del collegio scelti da Rousseau sostituiranno la senatrice Nunzia Catalfo, presidente della commissione Lavoro a Palazzo Madama, e il ministro ai Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Riccardo Fraccaro.
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