Potrebbe essere Franco Bernabè l'uomo forte della prossima assemblea di Tim del 24 aprile. Quella dove il fondo Elliott è riuscito, grazie all'intervento dei sindaci, a mettere all'ordine del giorno la sua proposta. Che prevede la revoca di sei consiglieri in capo a Vivendi (che nel frattempo hanno annunciato le dimissioni) e la nomina di altri sei scelti ad hoc. Una mossa che verrebbe appoggiata anche da Cdp, che si sta accingendo ad acquistare, e lo deve fare entro il 13 aprile, per votare in assemblea, fino al 5% di Telecom. I cui titoli, non a caso, ieri sono saliti in Borsa di quasi il 7% con forti volumi.
Ma Vivendi non starà a guardare. Tra le mosse anti Elliott allo studio ci sarebbe quella di incaricare Bernabé, vicepresidente e quindi reggente della società nell'assemblea del 24 visto che il presidente Arnaud de Puyfontiane è dimissionario, di proporre una mozione che contesta la proposta di Elliott di sostituzione dei consiglieri perché sarebbe inammissibile, in quanto va a modificare l'assetto che prevede il cda eletto con il voto di lista. A questo punto i fondi internazionali non potrebbero esprimersi, essendo la loro delega valida solo per l'ordine del giorno, e i giochi si sposterebbero a favore di Vivendi sull'assemblea del 4 maggio, già convocata, e per la quale la società guidata da Vincent Bollorè ha già presentato la lista con i nuovi consiglieri. Che sarebbero poi quelli dimissionari tranne due. Insomma una beffa per Elliott che, come del resto Vivendi, ha plotoni di legali impegnati a dipanare questo «pasticcio» societario e legale.
In alternativa, in vista del 24 aprile, un altro snodo sarà lunedì, quando in cda i consiglieri dimissionari dovranno decidere se proporre un ricorso d'urgenza contro la decisione presa dai sindaci di mettere nell'ordine del giorno la proposta di Elliott. In questo modo deciderebbe il tribunale sull'operato del collegio sindacale, i cui rapporti con l'azionista Vivendi non sono mai stati idilliaci. Tanto che, per il rinnovo di questo organo societario di Tim, Vivendi ha già presentato una lista di nomi completamente cambiata. Naturalmente anche Vivendi, in quanto socio di maggioranza di Tim, potrebbe proporre un ricorso d'urgenza in parallelo a quello che potrebbe richiedere Tim. In ogni caso, anche se a Elliott dovesse andare tutto bene il 24 aprile prossimo e riuscisse a far eleggere i suoi consiglieri e a cancellare l'assemblea del 4 maggio, Vivendi, con una quota di azioni Telecom pari al 23,9%, potrebbe ugualmente richiedere una nuova assemblea. Sarebbe una guerra legale che paralizzerebbe la società impegnata nello scorporo della sua rete di accesso che dovrebbe poi essere fusa con quella di Open Fiber, la società della rete creata da Enel e Cdp. Bernabè, manager di lungo corso che è stato due volte ad e una presidente di Telecom, non si scompone sull'arrivo di Cdp al fianco di Elliott. «Tutti gli investitori sono benvenuti perché testimoniano la grande attrattività dell'azienda - ha detto - e Telecom è la compagnia di tlc che ha la maggiore profittabilità in Europa, nonostante tutti i problemi è solida». Quanto a Cdp, dice Bernabè, «deciderà ciò che vuole in assemblea si contano i voti, vediamo che succederà».
Lunedì il fondo Usa dovrà decidere se presentare la lista dei suoi
consiglieri per il cda del 4 maggio. Idem per Assogestioni che con una sua lista potrebbe disperdere la convergenza dei voti dei fondi per Elliott. E che ieri ha smentito di avere ricevuto pressioni dai suoi associati. Si vedrà.
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