Se tra il M5s e Davide Casaleggio, alla fine, è stato un divorzio consensuale, tra le polemiche ma senza carte bollate, allora tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte si potrebbe sottoscrivere un bel contratto prematrimoniale. Come due promessi sposi che si guardano in cagnesco mentre vanno all'altare, i due protagonisti del pazzo giugno grillino limano i dettagli di una convivenza che si preannuncia burrascosa. In serata i due protagonisti della lite si sentono al telefono. Fonti vicine al Garante fanno trapelare ottimismo rispetto al colloquio. Invece continua il pessimismo ostentato da parte dei fedelissimi dell'ex premier. Che vorrebbe «agibilità politica» piena da capo dei Cinque Stelle. Nella serata di sabato fiorivano le interpretazioni sul post di Conte dedicato alla vittoria degli azzurri in cui si faceva riferimento alla forza della squadra che emerge nei momenti difficili. «Ormai tra di loro non c'è più fiducia», spiegano dal Movimento, riferiti a Conte e Grillo. Eppure sono costretti a stare insieme. Perché, in ultima istanza, la diarchia potrebbe essere il male minore. D'altronde l'avvocato e il comico hanno bisogno l'uno dell'altro. Il primo necessita del simbolo, di quel brand considerato indispensabile per non disperdere la popolarità accumulata a Palazzo Chigi. Mentre il secondo non può fare a meno di un capo politico in grado di allargare il perimetro di un partito in costante calo di consensi. È una domenica di silenzio, quella del M5s. I contiani tengono sempre aperta la porta della scissione - forse per pretattica o magari per rabbia - i pontieri tessono la tela del patto. Molto ruota intorno alla spartizione dei poteri nel nuovo Statuto. Conte avrà carta bianca sulla riorganizzazione strutturale del Movimento, che diventerà un partito «novecentesco», come accusa da fuori Davide Casaleggio. Grillo pretende per sé il ruolo del «visionario», quindi l'ultima parola sulla linea politica. Soprattutto sulle questioni di politica estera e sui dossier più spinosi. L'importante è che il Garante e il capo politico non si smentiscano a vicenda. Concordare le uscite, in modo da evitare l'effetto di un Grillo che piomba all'improvviso e stravolge lo spartito.
«Però alla fine la cosa non si risolverà mettendo paletti nello Statuto - dice al Giornale un parlamentare al secondo mandato - Beppe non lo puoi imbrigliare in un codice». Tradotto: «Anche se Grillo fosse senza poteri statutari, un suo tweet avrebbe comunque la capacità di orientare le scelte del M5s». Nel frattempo meglio mettere le cose in chiaro. Dettaglio dopo dettaglio, cavillo per cavillo. Oggi Conte è atteso in conferenza stampa, anche se ad aggiungere un tocco di mistero, c'è il fatto che l'incontro, fino al momento in cui scriviamo, ancora non è stato convocato ufficialmente. L'avvocato potrebbe evitare lo scontro con il Fondatore, limitandosi ad esporre la sua idea di Movimento. Quindi Grillo a quel punto chiuderebbe la partita con un post o un video ironico sul suo Blog. Ma tutto è in evoluzione e basta un soffio per far crollare il castello di carte.
Pontiere tra i pontieri Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri è descritto come il big più attivo nel portare avanti la trattativa. Di Maio ieri ha incontrato a Roma il segretario di stato Usa Antony Blinken ma ha continuato a spendersi per avvicinare le posizioni degli emissari di Conte e Grillo. Un big bang del M5s non servirebbe a nessuno - è il ragionamento - ma danneggerebbe sia il Garante sia il nuovo capo politico. Però è particolarmente problematico il nodo della comunicazione.
In tanti, nel M5s, fanno notare come Beppe abbia parlato moltissimo proprio di comunicazione durante l'incontro di giovedì con i parlamentari. Sullo sfondo, la sfida tra la spin doctor di Grillo Nina Monti e il fidato ex portavoce di Conte Rocco Casalino.
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