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La telefonata, poi la retromarcia: perché Conte ha smentito Travaglio

Una telefonata tra Giuseppe Conte e Marco Travaglio sarebbe all'origine del virgolettato smentito. Ora i grillini rischiano la "scissione" nella "scissione". Ma l'ex premier tentenna

La telefonata, poi la retromarcia: perché Conte ha smentito Travaglio

La smentita dell'ex premier Giuseppe Conte si arricchisce di particolari. Nel corso della giornata di ieri, abbiamo assistito ad un siparietto inaspettato: il ritrovato leader del MoVimento 5 Stelle ci ha tenuto a dichiarare, tramite il suo staff, di non aver rilasciato interviste, dichiarazioni o virgolettati. Dunque quel "o si cambia o leviamo la fiducia", con cui aveva titolato Il Fatto Quotidiano, non è opera sua.

Tuttavia, stando a quanto riportato da Dagospia, ci sarebbe stata una telefonata proprio tra l'ex giallorosso e gialloverde ed il direttore del quotidiano interessato dalla vicenda, ossia Marco Travaglio. Un dialogo attraverso cui Conte avrebbe pronunciato la frase scelta per la prima pagina. Un'eventualità che rischia di svelare più di un dettaglio su quello che accade in queste ore.

Qualunque processo politico sia in corso, la vicenda ha fatto scalpore. La posta in gioco, almeno per i grillini, è alta: sul tavolo c'è il sostegno del MoVimento 5 Stelle al governo presieduto da Mario Draghi. Il terreno minato, per così dire, è la riforma della Giustizia. Conte pareva disposto al muro contro muro, mentre attorno alla creatura partitica fondata da Beppe Grillo c'è chi preme affinché i pentastellati si sfilino dalla maggioranza di unità nazionale. Se non sono vicende interne, insomma, poco ci manca. Comprendere cosa stia accadendo non è semplice. Di sicuro, nel caso l'ex presidente del Consiglio dovesse procedere con uno strappo, allora il MoVimento 5 Stelle rischierebbe una scissione.

Le due anime sono ormai emerse: i "contiani" sono gli intransigenti, mentre i parlamentari che fanno riferimento a Beppe Grillo non hanno intenzione di rompere con Draghi, né sulla Giustizia né su altro. Questo, anche alla luce delle dichiarazioni di Giuseppe Conte sulla riforma Draghi-Cartabia, è lo stato delle cose. Ma la smentita di ieri dimostra come l'avvocato originario di Volturara Appula sia tutto fuorché pronto a fuoriuscire dal governo, dando seguito magari alla formazione di un nuovo partito. Se i "contiani" sono pronti alla rottura, insomma, Conte non lo è. E infatti l'ex premier sta mediando con Mario Draghi per trovare una quadra sulla riforma.

Nel frattempo, Marco Travaglio sta ribadendo la sua di "linea". Le dichiarazioni rilasciate da il direttore de Il Fatto durante la festa di Articolo Uno ribadiscono, se ce ne fosse ancora bisogno, una certa inflessibilità verso Draghi e la riforma della Giustizia, per usare un eufemismo. Mentre scriviamo, sta montando la polemica per le dichiarazioni del giornalista torinese. La differenza di atteggiamento rispetto all'avvocato è evidente. Quindi, se Conte dovesse riuscire nel suo intento di mediare con il governo sulla Giustizia, l'ex presidente del Consiglio rischierebbe forse di perdere il "sostegno" del giornalista che alcuni considerano un vero e proprio "consigliere" dell'avvocato. Una "scissione", in un certo senso, nella "scissione".

Magari Conte non rompe con Draghi per via dell'irrilevanza cui andrebbe incontro un MoVimento 5 Stelle spaccato a metà in via ufficiale tra governisti e "sfascisti". Una spaccatura che è già reale, ma che non è ancora stata certificata. Al momento, comunque sia, nelle idee dell'ex premier sembra prevalere una certa dose di realismo: le ultime ricostruzioni parlano di tentativi diplomatici, oltre che di palesi difficoltà politiche. Chi è più "contiano" di Conte, in sintesi, spinge per una soluzione drastica. Ma il leader venuto fuori dal "patto della spigola", per ora, preferisce tentennare.

Come spesso gli è capitato da quando è sceso in campo.

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