Giugno sarà un mese molto caldo per Giuseppe Conte. Il 21 il premier Mario Draghi sarà a Palazzo Madama per comunicazioni sulla guerra in Ucraina in vista del Consiglio Europeo di due giorni dopo, con il M5s che potrebbe cercare l'incidente facendo votare una risoluzione contro l'invio di nuove armi a Kiev. Il 12 e il 13, invece, ci sono le elezioni amministrative e si prevedono risultati deludenti per Conte e i suoi. Ma la vera data da cerchiare in rosso è quella del 7 giugno.
Tra una settimana andrà in scena l'ennesima puntata della controversia legale sullo Statuto del M5s e sulla leadership dell'avvocato di Volturara. La palla è di nuovo nelle mani del Tribunale di Napoli, che potrebbe procedere a una sospensiva dei vertici del Movimento e quindi all'annullamento dell'ultimo voto sulle regole interne. Che per scelta di Conte è stato un voto-fotocopia della consultazione già annullata dai giudici partenopei il 7 febbraio scorso. I vertici del M5s prendono in considerazione tutti gli scenari, anche se l'avvocato del Movimento, Francesco Astone, si dice fiducioso e convinto che Napoli non sia la sede competente sul caso, perché «la sede del M5s è a Roma».
Però in caso di bocciatura, stavolta l'ex premier potrebbe decidere di non insistere con la terza votazione e nemmeno di intraprendere la strada legalmente più sicura della scelta su Rousseau dei membri del Comitato di Garanzia, ma è tentato di far saltare il banco del M5s. Secondo autorevoli fonti interne al Movimento, l'avvocato sarebbe stanco di carte bollate e tribunali e intenzionato a trasformare in un'opportunità la possibile sospensiva da parte dei giudici di Napoli. «Conte voleva fare un partito personale senza rinunciare al brand del M5s, ma con tutte queste difficoltà potrebbe decidersi a fondare un suo movimento», confessa un parlamentare grillino al Giornale. Un progetto barricadero, a cui potrebbe aggiungersi Alessandro Di Battista a ridosso delle elezioni dell'anno prossimo o magari anche prima, se l'avvocato pugliese si decidesse a staccare la spina a Draghi.
Dopo l'ipotetico stop del Tribunale napoletano, il nuovo partito di Conte potrebbe seguire una strategia che prevede un allontanamento dal governo Draghi in due step. Prima l'annuncio dell'appoggio esterno, con il ritiro dalla delegazione governativa dei ministri che seguirebbero Conte, infine il vero e proprio passaggio all'opposizione, che probabilmente propizierebbe la caduta dell'esecutivo di unità nazionale. Questo è il piano che comincia a circolare in ambienti contiani, poi bisognerà fare i conti con i numeri. Ogni parlamentare che lascerebbe il M5s per il partito contiano, che potrebbe richiamare nel simbolo la dicitura Con-Te, pretenderebbe l'assicurazione della ricandidatura, se non della rielezione blindata. E Beppe Grillo e Luigi Di Maio, a quel punto, potrebbero dedicarsi alla rifondazione del M5s, facendo votare su Rousseau il Comitato di Garanzia.
Intanto è incandescente anche il fronte del termovalorizzatore a Roma. Nella bozza, visionata dall'Adnkronos, dell'emendamento grillino al decreto Aiuti approdato alla Camera, c'è un no secco all'inceneritore, si parla invece della costruzione di «nuovi impianti solo green».
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