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Terremotati come deportati. Le casette sembrano "lager"

Gli sfollati per vivere avranno 5 metri quadrati a testa, meno dei detenuti: sotto i 6 metri è considerata tortura

Terremotati come deportati. Le casette sembrano "lager"

Renzi lo aveva annunciato poche ore dopo il sisma che il 30 ottobre ha scosso (nuovamente) il Centro Italia: «I terremotati andranno nei container prima di Natale». Una promessa già destinata a non essere mantenuta e comunque non positiva: i famosi prefabbricati sponsorizzati dal premier, infatti, faranno vivere gli sfollati peggio dei carcerati. Appena 5 mq a testa, quando ai detenuti bisogna garantirne almeno sei. Altrimenti scatta l'accusa di «tortura».

Al termine del Consiglio dei ministri post-sisma, il premier si era detto certo che sotto l'albero natalizio i terremotati avrebbero trovato i container per passare «una fase intermedia prima delle casette di legno» attese per Pasqua. A smentire il segretario del Pd, però, ci ha pensato il responsabile della Protezione Civile dell'Umbria, Alfiero Moretti. Il quale martedì scorso, durante l'incontro informativo con la Giunta e il Consiglio regionale, ha candidamente ammesso che le strutture saranno pronte solo «dopo Natale». Quando arriveranno precisamente? Non è chiaro. I più ottimisti sperano prima di Capodanno. Di sicuro l'iter non sarà rapido come annunciato in pompa magna dal premier. Così i circa 40mila sfollati provocati dalle scosse del 24 agosto, 26 e 30 ottobre dovranno ancora attendere. Solo l'Umbria deve garantire assistenza a 5mila persone, che al momento sono state inviate in hotel (1.600) e strutture locali (2.500). In più ci sono un migliaio di cittadini che ancora vivono accampati vicino alle loro case.

L'idea di Renzi è quella di evitare che passino l'inverno nelle tende. In Valnerina la temperatura scende rapidamente sotto lo zero e non è pensabile arrivare a Pasqua in queste condizioni. Ci sarebbero hotel per tutti, ma chi ha il bestiame in quelle zone non può allontanarsi. Per questo il governo ha pensato ai container. O per la precisione ai «villaggi comunitari con moduli abitativi da 2-3 posti letto e con i servizi in comune». Esatto: bagni (e docce) in comune.

Dopo aver perso la casa, gli sfollati vivranno in prefabbricati a schiera di 15 metri quadri l'uno. Tre persone per ogni minuscola stanza per un totale di appena 5 mq a testa. Peggio di un carcerato. Il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa, infatti, nel 2015 ha fissato a 6 mq (bagni esclusi) la grandezza minima di una cella singola. «Come possono vivere così donne, anziani e bambini? - attacca il consigliere Regionale di FdI, Marco Squarta - Non è accettabile: ci vada Renzi a dormire in 15 mq senza bagno privato». E non è tutto: per oltre sei mesi i malcapitati dovranno inoltre condividere anche le lavanderie, la cucina, il refettorio di 70 mq e una sala comune per il tempo libero.

In totale, ogni campo ospiterà 48 persone e occuperà più di mille metri quadri. Altro problema. La conformazione territoriale dell'Umbria sta rendendo difficoltosa la selezione delle aree da edificare. Servono zone pianeggianti, non molto diffuse in Valnerina. Come se non bastasse, non è ancora chiaro chi dovrà andare a viverci. Su questo le autorità brancolano nel buio e solo quando ci sarà un numero preciso potrà iniziare il valzer di lavori per «allestire i campi, urbanizzarli e ordinare» i circa 2mila prefabbricati previsti. Ecco perché difficilmente l'opera sarà conclusa prima di Natale.

«Bisogna capire quanti container disponibili ci sono sul mercato - fa notare la Protezione Civile - dato che se li devono costruire ci vorrà molto tempo».

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