Il terrorismo ci cambia la vita: uno su 3 evita i mezzi pubblici

La ricerca Ipsos: per l'Isis il 42% degli italiani rinuncia ai viaggi all'estero e a partecipare ai grandi eventi

Il terrorismo ci cambia la vita: uno su 3 evita i mezzi pubblici

Un terzo degli italiani ha smesso di usare i mezzi pubblici o li prende solo se non ha alternative. Il 42 per cento non partecipa più a grandi eventi pubblici e quasi la stessa percentuale rinuncia ai viaggi all'estero (il 25% evita anche quelli nelle grandi città d'arte italiane o ci va meno spesso). Effetto Isis. La paura di essere vittima di un attentato terroristico è cresciuta rispetto a due anni fa e in poco tempo ha cambiato le abitudini della gente. È lo scenario che emerge dall'indagine Ipsos (commissionata da «Sicurezza», manifestazione internazionale dal 15 al 17 novembre in Fiera Milano). Un campione di 1.800 persone è stato intervistato in due periodi diversi: dal 12 al 19 luglio, ossia nella settimana in cui ricorreva l'anniversario dall'attentato sulla Promenade di Nizza del 2016, la prima strage terroristica con un camion lanciato sulla folla (86 morti e 450 feriti) e dal 6 al 13 settembre, a poco distanza dall'attacco quasi fotocopia sulla Rambla di Barcellona, lo scorso 17 agosto. Prima e dopo, solo per citare, ci sono stati i novanta morti durante un concerto al Bataclan di Parigi (il 13 novembre del 2015) o l'ennesimo furgone contro i passanti, lo scorso 31 ottobre a New York (otto morti e quindici feriti). L'Italia fortunatamente è rimasta fino a oggi fuori dal radar, ma il 43% degli italiani sente il terrorismo come un'emergenza reale (la percentuale si fermava al 35% solo nel 2015). E si comporta di conseguenza nella vita di tutti i giorni, evitando di frequentare i luoghi che in altri Paesi si sono rivelati a rischio.

Per cominciare, la sicurezza è il secondo fattore di preoccupazione degli italiani (al primo posto, ma in calo, c'è l'economia intesa soprattutto come disoccupazione, e al terzo c'è la salute) e prima della paura di un attentato c'è soltanto quella di subire un furto, uno scippo, una rapina (47%). L'emergenza immigrazione arriva terza (34%) e nonostante le aggressioni avvenute anche durante l'estate, il rischio di subire una violenza fisica o sessuale è al dodicesimo posto nella classifica delle preoccupazioni in chiave insicurezza, preceduta persino dal furto di dati via internet, dalla clonazione del bancomat o dalla violazione della privacy. «Alla luce dei recenti fatti di cronaca» il 42 per cento degli italiani risponde di sentirsi poco sicuro fuori casa. A dichiararlo sono soprattutto le persone più mature, gli abitanti del Sud e delle isole, le persone con un titolo di studio più basso e chi si dichiara poco soddisfatto della propria vita. La presenza di telecamere nei luoghi pubblici fa ovviamente salire la percezione di sicurezza. Rispetto a due anni fa vengono giudicati meno sicuri cinema, teatri, musei, centri sportivi, città d'arte o grandi città, concerti in stadi e piazze. I punti più colpiti dall'Isis. Il 32 per cento degli italiani rinuncia a frequentare luoghi di divertimento (il 5% del tutto, il 27% ci va meno spesso di una volta) e il 43% ai grandi eventi in piazza (il 12 per cento li ha eliminati completamente, il 31% quasi).

Il 22 luglio del 2016 a Monaco di Baviera un terrorista tedesco-iraniano di 18 anni scatenò una sparatoria di massa nel centro commerciale Olympia, nove morti e 35 feriti. A oggi però solo un italiano su cinque dichiara di andare meno spesso a fare shopping nei grandi magazzini (e solo il 2% ci ha rinunciato del tutto).

Oltre l'ottanta per cento si sente al sicuro con dotazioni di sicurezza tradizionali in casa, come porte e tapparelle blindate, ma è salita la quota di quanti sono pronti a investire fino a duemila euro per i sistemi più avanzati come telecamere di sorveglianza collegate a una centrale operative.

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