Fausto Biloslavo
Il «leoncino del Califfato», un terrorista bambino, sarebbe tornato in Europa per vendicare il fratello, Abdelhamid Abaaoud, il capo cellula della strage di Parigi del 13 novembre.
Il «leoncino», 15 anni, si chiama Younes Abaaoud, fratello minore del terrorista, che ha preferito farsi saltare in aria piuttosto che arrendersi durante un blitz della polizia. «Arrivo alle 10» avrebbe detto il baby jihadista alla sorella, Yasmina, che vive in Belgio. La telefonata è stata intercettata. E così è scattato l'allarme dell'Interpol con un rapporto letto dai giornalisti francesi di Paris Match. Il ministero dell'Interno di Parigi sostiene di non saperne nulla, ma la telefonata sarebbe stata intercettata il 18 febbraio. Secondo l'Interpol Younes si trovava a Gedda, in Arabia Saudita, dove era arrivato dalla Siria assieme ad altri tagliagole del Califfato sotto mentite spoglie. Il combattente minorenne dello Stato islamico avrebbe dovuto imbarcarsi su un volo per l'aeroporto parigino Charles de Gaulle, ma a bordo non c'era. Forse la telefonata è stata fatta apposta per depistare l'antiterrorismo. Nel rapporto dell'Interpol si specifica, secondo Paris Match, che il ragazzino jihadista avrebbe cambiato identità e sarebbe camuffato. I servizi europei stanno prendendo sul serio la segnalazione dopo l'annuncio di un commilitone di Younes, che ha pubblicato su Facebook un messaggio di rappresaglia. «Abu Omar al-Soussi (nome di battaglia di Abdelhamid Abaaoud ndr) è morto da martire, ma suo fratello è ancora vivo. Stiamo arrivando adoratori della croce», ha scritto il 3 dicembre Abu Soufiane Belgikimohajir, seguace delle bandiere nere in Siria. Il riferimento è al giovane Younes Abaaoud definito dall'Interpol come «un assassino, guerriero jihadista, terrorista e pericoloso da arrestare immediatamente».
Nel 2014 era stato il fratello maggiore a portarlo in Siria. Younes andava a scuola nel comune multietnico di Molenbeek, a Bruxelles, fucina di aspiranti jihadisti. La propaganda del Califfato lo ha subito reso celebre come «il più giovane leone» dello Stato islamico. In una fotografia in primo piano si vede Younes, faccia da bambino, con un turbante color sabbia e un kalashnikov in pugno. Con l'altra mano alza l'indice verso il cielo indicando la volontà di Allah. In un diverso scatto è immortalato con il fratello maggiore e altri barbuti tagliagole delle bandiere nere, giunti dall'Europa, con alle spalle le rovine in una città siriana.
Il 18 luglio 2015 il terrorista bambino è apparso in un video mentre sgozza un ufficiale dell'esercito di Damasco fatto prigioniero, probabilmente a Palmira, la perla archeologica da poco riconquistata con l'appoggio dell'aviazione russa.
Il 9 febbraio Younes viene dato per morto. La notizia arriva ai servizi segreti, che sospettano sia un falso annuncio secondo la tattica già utilizzata dal fratello maggiore prima di tornare in Europa dalla Siria per l'attacco di Parigi. Non a caso nove giorni dopo sarebbe stata intercettata la telefonata del leoncino del Califfo alla sorella.
Younes potrebbe essersi infiltrato fra i minori, che da soli, seguono la rotta clandestina dei migranti verso l'Europa: lo scorso anno almeno cinquemila hanno fatto perdere le tracce nel vecchio continente. Oppure viaggerebbe come maggiorenne grazie a falsi documenti. E potrebbe riapparire in qualsiasi momento in una grande capitale europea dando poco nell'occhio in quanto ragazzino. Il padre ha sempre accusato il figlio maggiore di essere responsabile del lavaggio del cervello del giovane Younes e continua a sperare che torni a casa.
Forse lo sta facendo, ma per vendicare il fratello da perfetto baby jihadista. Magari cercando di colpire gli europei di calcio in Francia come ha rivelato Mohamed Abrini, compagno di stragi di Abdelhamid da poco arrestato.www.gliocchidellaguerra.it
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