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Il terzo polo resta a secco di poltrone. Finisce già l'opposizione unica

Richetti (Azione-Iv): "Denunceremo a Mattarella". Intanto il Movimento 5 Stelle chiude al dialogo con il Pd

Il terzo polo resta a secco di poltrone. Finisce già l'opposizione unica

Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Terzo Polo sono tutto fuorché un'opposizione unita. Ognuna di queste tre formazioni politiche procede in autonomia, dovendo affrontare priorità e momenti diversi. Le cariche istituzionali ancora in ballo, poi, stanno diventando un altro elemento di divisione: i terzopolisti sono convinti dell'esistenza di un taglia-fuori messo in piedi da dem e pentastellati. Il capogruppo alla Camera di Azione-Iv Matteo Richetti non ci sta: «Quando saremo chiamati per le consultazioni denunceremo a Mattarella l'atteggiamento di Pd e M5s non rispettoso delle opposizioni, che sono tre. Essere esclusi dagli uffici di presidenza delle Camere è lesivo della rappresentanza plurale delle istituzioni». Carlo Calenda (nel tondo), dal canto suo, specifica senza mezzi termini come «questa storia dell'unità delle opposizioni» sia priva di fondatezza. I dem sono in confusione totale. L'apertura della fase congressuale, che doveva rappresentare un colpo di coda in positivo, si sta rivelando catastrofica: il rischio, tra candidati che possono spaccare il partito a metà (Elly Schlein) e aspiranti segretari che come unica carta da giocare sembrano avere il protagonismo (Dario Nardella), è che il Pd imploda prima di marzo, il mese in cui si dovrebbe conoscere il nome del nuovo leader. Andrea Orlando, che ha peraltro annunciato l'adesione alla manifestazione per la pace organizzata da Giuseppe Conte, non si nasconde: «Manchiamo l'occasione. I candidati sono molti, quello che rischia di scarseggiare sono le idee», fa presente a Mezz'ora in più, su Rai3. Il dimissionario ministro del Lavoro fa parte di quella corrente che considera indispensabile una saldatura con i pentastellati. Un altro esponente che guarda voleniteri in direzione del contismo è il vice di Enrico Letta Giuseppe Provenzano, altro possibile candidato al vertice: «Noi abbiamo un'agenda su cui vorremmo che anche le altre opposizioni convergessero. Ci sono temi su cui possiamo raggiungere un accordo col M5s», annota a SkyTg24.

Il Movimento 5 Stelle, però, è ormai convinto di potersi sostituire al Pd quale prima forza politica di centrosinistra. Tant'è che i grillini chiudono i canali dialettici: «Non ci sono ad ora le condizioni per un dialogo con il Pd. Abbiamo una posizione molto chiara. Il Pd è in una fase di trasformazione interna. Ma dobbiamo dire le cose come stanno: è venuta meno la fiducia e ognuno si è assunto le proprie responsabilità di fronte al Paese. Dai banchi dell'opposizione non dobbiamo stringere nessuna alleanza», osserva Alessandra Todde, che dell'ex premier gialloverde e giallorosso è la vice, sempre a SkyTg24. Il momento per Conte è ghiotto: a certificarlo sono anche i sondaggi che danno il Movimento a ridosso dei dem. Di ragioni politiche per abbracciare di nuovo il Nazareno ne esistono poche. Ai contiani conviene tentare di rappresentare un'alternativa.

Il caso del Terzo Polo è ancora diverso, perchè renziani e calendiani rimarcano di voler costruire un'opposizione pragmatica e non ideologica. «Noi faremo un'opposizione leale ma intransigente sui temi», dice al Giornale la capogruppo al Senato Raffaella Paita. «Cosa farà il governo sul rigassificatore di Piombino? Sceglieranno lavori o sussidi? Garantismo o giustizialismo?» incalza la renziana. Intanto prosegue anche qualche polemica, come quella nata tra Matteo Renzi e Enrico Letta sulle responsabilità per l'elezione a presidente della Camera di Lorenzo Fontana. «Dice Letta che Renzi non ne azzecca una da anni. Ricapitolando: 2019 blocca Salvini al Papeete, 2020 crisi di governo, 2021 Draghi al posto di Conte, 2022 Letta lo vuole azzerare e lui fa l'8% contro le previsioni. Unico neo: ha fatto eleggere Letta a Siena alle suppletive, nessuno è perfetto. Quanto a Letta: lui sì che è un fuoriclasse della strategia, Occhi di Tigre», ha scritto via Twitter Francesco Bonifazi, deputato del Terzo Polo, ricordando con ironia lo slogan scelto dal Pd per la campagna elettorale appena terminata.

Dem, grillini e terzopolisti, come suggeriscono questi e altri fattori, non costituiranno un monolite compatto in Parlamento, anzi.

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