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Il testamento del detenuto inviato al tribunale "Nessuna terapia" se dovesse andare in coma

A Opera ha firmato un documento scritto che rifiuta trattamenti sanitari

Il testamento del detenuto inviato al tribunale "Nessuna terapia" se dovesse andare in coma

Da quando, cinque anni fa, è entrata in vigore la legge sul testamento biologico solo lo 0,4 per cento degli italiani ha fatto uso della norma. Nei giorni scorsi alla sparuta pattuglia si è aggiunto un nome di spicco: quello di Alfredo Cospito. Dalla sua cella nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, l'anarchico ha fatto pervenire al tribunale di Milano l'atto in cui dichiara che intende avvalersi della facoltà prevista dalla legge: che, come è noto, consente di decidere cioè in anticipo a quali trattamenti sanitari dare o meno il proprio consenso in previsione di una possibile futura incapacità.

Il testamento di Cospito è semplice: se in conseguenza dello sciopero della fame dovessi ritrovarmi in condizioni di incoscienza decido che non mi sia praticata alcuna terapia in grado di mantenermi in vita. É una linea enunciata da Cospito anche in altre dichiarazioni, ma che adesso viene messa nero su bianco, a ribadire la fermezza con cui il detenuto intende proseguire fino alle conseguenze peggiori la sua battaglia contro il 41 bis.

Il testamento di Cospito è stato trasmesso dalla direzione del carcere di Opera a Ornella Anedda, il magistrato del tribunale di sorveglianza di Milano che ha sul suo tavolo la pratica del detenuto che sta infiammando il dibattito politico. E già in queste ore il tribunale milanese si sta interrogando su come comportarsi nel malaugurato caso che la situazione sanitaria precipitasse e che il lungo digiuno - come è clinicamente possibile - facesse entrare Cospito in uno stato di coma o comunque di incoscienza. La legge sul testamento esiste, ma si tratta di una legge pensata e riferita a situazioni ben diverse: malati terminali, vittime di incidenti. L'anarchico invece rischia di finire in coma solo per una sua scelta deliberata. A quel punto la decisione di non fare nulla per salvargli la vita potrebbe costituire persino un'omissione di soccorso. Senza pensare poi a cosa potrebbe accadere se, con Cospito incapace di intendere, le sue richieste fossero accolte tutte o in parte. A chi toccherebbe valutare se le novità sono idonee a far cambiare idea?

Sono però scenari cui nessuno si augura di arrivare, sperando che a una qualche soluzione si approdi prima di esiti drammatici della protesta di Cospito. In questo momento i nodi che tocca ai giudici milanesi sciogliere sono altri. La decisione sulla conferma del carcere duro all'anarchico è di esclusiva competenza del ministero della Giustizia. Ma al tribunale di sorveglianza spettano altre decisioni importanti: sullo spostamento di Cospito in ospedale, o anche sulla sospensione della carcerazione se diventasse incompatibili con le condizioni di salute del detenuto. Sono tutte decisioni che dovrebbero venire prese se dal difensore di fiducia dell'anarchico venissero avanzate richieste ufficiali in questa direzione: ma, almeno per ora, nessuna domanda è arrivata.

Alfredo Cospito va avanti per la sua strada.

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